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Venerdì 19 Aprile 2024
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ANCHER

"sogni nella neve che aspettano il sole, a metà strada fra il ricordo di tempi passati e visioni colorate di giorni futuri"

Ancher - Verdelegno (Manzanilla/Audioglobe, Novembre 2012)

Nell'arco di varie stagioni, tra freddi silenzio stiriani, umidi inverni veneti, e luminose albe islandesi, è cresciuta una pianta multiforme; ogni sua radice affonda in terreni diversi nel colore e nel carattere, ma i suoi rami e le sue foglie cantano insieme.
Veglie un po' stonate - mirti senza pace - davanti al crepitìo del fuoco, ascoltando il verdelegno che brucia e lascia nel torace la sua brace.
Un treno a vapore che parte e porta in sentieri naturali, tra arpeggi acustici, riverberi lontani, lame elettriche, calde viole, tintinii e cristalli, malinconici canti di balena, punte d'ottone, liquide armonie, morbidi prati all'ombra.
Sogni nella neve che aspettano il sole, a metà strada fra il ricordo di tempi passati e visioni colorate di giorni futuri.

Zeno Baldi, Giulio Deboni, Tobia Poltronieri.

+ musicisti ospiti:
Mark Pagnozzi: Violino
Federica Furlani: Viola
Nicola Monti: Contrabbasso
Luca Perrone: Tromba e Flicorno
Federico De Vittor: Vibrandoneon

Registrato presso lo studio "Sotto il Mare" (VR) da Francesco Ambrosini.
Mixato e prodotto da Francesco Ambrosini e Ancher a Roverè 1000, al camino.


Blow Up Mogli e Buoi: “…Logico che suonano nuovi da queste parti italiche, a orecchie foderate dalla monocrazia di un certo suono…li vedrei bene al nofest 2012, per dire…”

Blow Up: “…Trio davvero promettente questo dei veronesi Ancher, formato da Zeno Baldi, Giulio Deboni e Tobia Poltronieri, il cui primo album, se gli si lascia il giusto tempo per crescere, si fa largo tra la marea di dischi indie nostrani…”

Rockerilla: “…Il cantato in italiano mette in mostra testi non banali e una band con una interessante proprietà di linguaggio…”

Repubblica: “…sognano una musica italiana che non esiste, ma di cui, con "Verdelegno", gettano semi preziosi…”

L’Unità: “…La confezione è stupenda… il contenuto non delude… Avvolgente e rilassante come un paesaggio di natura incontaminata…”

Buscadero: “…Un gran bel lavoro in definitiva, forse ancora non del tutto focalizzato in ogni sua parte, ma che senz’altro merita attenzione ed il nostro plauso…”

Sentire Ascoltare: “…Complessità e immediatezza trovano una curiosa via di mezzo in questo disco d’esordio…”

Fuori dal Mucchio: “…Un bel disco pop…terso, ispirato, apparentemente fragile, ma in fondo piuttosto robusto, proprio come il legno che lo incornicia…”

Ondalternativa: “…Ci fanno viaggiare in luoghi dove il tempo è scandito dall’alba e dal tramonto. Dove la natura e i maglioni a collo alto la fanno da padrona. Dove il vento che senti sul viso non viene da un climatizzatore…”

Nerdsattack: “…Cantato splendidamente in italiano, scritto ambiziosamente su spartiti colti e volutamente elevati…”





BOOKING:
Michele - Manzanilla Musica e Dischi
michele@manzanilla.it

www.ancher.it
www.manzanilla.it


DISCHI COMPATTI

Verdelegno
(Manzanilla MusicaDischi, 2011)
1) È arrivato accordatore
2) Ninna Nora
3) Toracebrace

4) Ho Prugne Nella Testa
5) Vieni Su
6) Tiglio
7) Ferma Foglia
8) Sai è da quando
9) Oliva
10) Gnao

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RECENSIONI

Outune recensione Verdelegno


OUTUNE - Ancher: "Verdelegno" (Manzanilla, 2011)

Atmosfere morbide ed eteree per Ancher, formazione veneta che debutta con il suo “Verdelegno”. Un album che nasce “dopo un periodo di prove bucoliche sui prati delle colline veronesi”, catturando i suoni e i silenzi della natura circostante. Sensazioni e colori trasformati in musica.
Il lavoro non si presta a un ascolto distratto o al sempre più comune fast-listening. I brani sono costruzioni elaborate in cui l’ampia strumentazione appare libera di esprimersi, senza perdere mai l’orientamento. Il tutto produce un delicato contenitore di suoni e soluzioni che si discostano dalle produzioni convenzionali. Un affascinante esempio di cantautorato made in Italy, che fornisce un contatto non solo immaginario con il paesaggio. Il disco è protetto da una confezione realizzata artigianalmente con legno di pino timbrato a fuoco, che favorisce un legame sensoriale con l’esterno anche attraverso il tatto.

Riccardo Rapezzi
(data: 13.02.12)

Musiczoom recensione Vedelegno


MUSICZOOM - Ancher: "Verdelegno" (Manzanilla, 2011)

Dentro uno splendido artwork realizzato totalmente in legno di pino austriaco, confezione artigianale, marchiato a fuoco sul fronte e ad inchiostro sul retro a rendere unica ogni copia, si cela il debutto della band dei veronesi Giulio Deboni, Tobia Poltronieri e Zeno Baldi. Registrato da Francesco Ambrosiani coadiuvato da Ettore Magliano, Verdelegno è un susseguirsi di pezzi pop dal tono acquatico, dovuto alle timbriche e agli arpeggi delicati come raggi solari all’ora del tramonto. Dotato di epica da post-rock fortemente caratterizzata da accenti da forma canzone, il disco si srotola piacevole e costantemente in crescita, quasi come se ogni pezzo consistesse in una delle tappe dell’evoluzione del gruppo. A tratti ricordano i Perturbazione (il tropicalismo di Toracebrace, il pop tout court di Oliva, l’intimità di Ticeio) per quanto l’estetica e la forma siano piuttosto personali, nonostante i riferimenti di genere, ma proprio nel modo con cui gli Ancher li padroneggiano. Dolceamara svagatezza primaverile Ho Prugne Nella Testa, la malinconia e lo spleen s’impadroniscono della scena con Vieni Su, infranti però nello splendido ritornello, mentre è quasi catartica l’esplosione elettrica in coda a Sai E’ Da quando, liberatoria e apripista per il futuro prossimo, così come nel pezzo finale, Gnao, ambient/trance estatico con duello tra synth e organo. Sorprendente

Gianpaolo Cristofaro
(data: 13.02.12)

Indie-eye recensione Verdelegno


INDIE-EYE - Ancher: "Verdelegno" (Manzanilla, 2011)

Verdelegno è il debutto discografico del trio veneto Ancher, uno slancio creativo che catapulta i cinque sensi in lande sperdute fatte di suoni e ambienti fatati. La natura la fa da padrona in queste dieci sospensioni incastonate in un packaging di vero legno, una scelta che vuol marcare l’indole verista che trasuda dal progetto di questi tre musicisti veronesi. Musicalmente raffinato dai tratti post rock, Verdelegno, offre una trama sonica variegata, a tratti elaborata, con spunti interessanti e originali. Se l’intelaiatura rimane grezza e di matrice undeground, le sfumature di questo full lenght presentano, senza mezze misure, ispirazioni che si allontanano dal proprio panorama tirato e distorto, confezionando tracce che lasciano spazio ad esplorazioni strumentali dinamiche ed originali. Ci si lascia facilmente cullare dai tratti dolci e distesi di Ferma Foglia e Toracebrace, le quali aprono le danze ad un sospiro più cantautorale che trova l’appoggio più incline in Ninna Nora ed E’ Arrivato Accordatore, due tracce che si contrappongono alle più acidule e viscerali, Sai è da quando e Gnao, una ending track strumentale, aspra nei toni, e fortemente suggestiva. Una scaletta che gli Ancher devono aver modulato con criterio visto che alterna una buona dose di spontaneità ad una raffinatezza sonica che avvolge l’insieme e lo arricchisce, donando all’intero fatturato un alone fiabesco. Gli incastri melodici indovinati sottolineano un apparato testuale in linea con le sfumature naturaliste e incantate delle musiche. Un binomio che sfocia in filastrocche intense e per nulla scontate, capaci sì di alleggerire l’ascolto, ma soprattutto di enfatizzare il fine di questo disco. Leggero ma allo stesso tempo di grande impatto, Verdelegno, si mostra nella sua facciata migliore come un lungo e sospirato cammino in radure inesplorate, un passaggio delizioso ed elegante, un cofanetto, “naturalmente”, da non farsi mancare.

Paolo Pavone
(data: 13.02.12)

Shiver recensione Verdelegno


SHIVER - Ancher: "Verdelegno" (Manzanilla, 2011)

Stesi su un prato, ma anche il divano andrà bene. Un raggio di sole che vi arriva sul viso. Silenzio tutto intorno. Ecco, ora potete ascoltare Verdelegno, album di debutto degli Ancher. L’immaginario del trio veneto è ricco di natura: foglie, frutti, il crepitio della legna camino, le montagne. Tutti gli elementi compaiono, citati nelle parole o come “rumore” di fondo che accompagna gli strumenti convenzionali.
Si respira un’aria antica, quasi mistica, all’interno di Verdelegno. Il viaggio inizia strumentale, non lontano da quei lidi post rock che la band cita come influenze primarie. Poi però compaiono le voci, stratificate e familiari. Il Nord Europa ha fatto parte della vita dei tre ragazzi e si sente dalle melodie. Il suono è ricco di strumenti, elegante ma non oppressivo, anzi, provoca un senso di leggerezza. Le parole spesso si inseguono con le voci divenendo filastrocche come in “Toracebrace” e “Ferma Foglia”. Altre volte la forma canzone torna in auge quasi fossero brani d’altri tempi, una su tutte ”Ho prugne nella testa”, che però si ancora al presente con un’immagine poetica ma iperrealista “noi due tra gli alberi dell’Ikea”. Come pure “Ninna Nora”, in cui tutto il testo utilizza le forze atmosferiche per narrare una storia (d’amore?). L’esplorazione di un mondo fantastico, creato da suggestioni sottili ma articolate, termina con “Gnao”, altra traccia strumentale che però appare slegata dal discorso intrapreso dalla band. Troppo asettica. Un brusco risveglio. Il sole scompare all’improvviso lasciandoci al buio, dobbiamo riabituare gli occhi all’ombra.

Amanda Sirtori
(data: 13.02.12)

Rumore intervista Ancher


RUMORE intervista - Ancher: "Verdelegno" (Manzanilla, 2011)

Pur con i suoi riferimenti espliciti, una cosa come Ancher non c’era ancora. Pop levigato con cura, ricco di spazi e sospensioni addolcite da cori e arrangiamenti finemente acustici. E soprattutto, cantato in italiano. Insomma, meglio le colline veronesi che i boschi di Seattle? Verdelegno, il debutto del trio veneto è frutto di cura artigianale fin dalla copertina, appunto, in legno timbrato a fuoco.
Partiamo proprio da questo orgoglio di bottega.
“Sì, è tutto artigianale, ogni passaggio del lavoro di packaging è fatto e curato personalmente da noi, copia dopo copia. Anche le canzoni hanno avuto una storia lunga ed artigianale: le abbiamo composte tra Verona, Venezia, Graz e Reykjavik, poi riarragniate (e “riassemlate”) prima, durante, e dopo l’incisione in studio. Siamo consapevoli che Verdelegno richieda un ascolto attento e non sia un disco immediato, ma è anche l’esito di un lavoro che abbiamo sviluppato nell’arco di vari mesi e luoghi, non volendo vincolare i pezzi alla frettolosità del fast-listening”.
Attitudine benemerita, meglio il tanto poi che il poco subito. I tempi rilassati e i riferimenti alla natura ritornano spesso. Vivete fuori città?
“Gli elementi naturali sono centrali in quasi tutto ciò che amiamo.¬ Ci suggeriscono molte idee e “figure”, sia per quanto riguarda i testi che per la musica. Non viviamo ancora fuori città (anche se arriverà presto il momento), ma appena possiamo andiamo in collina o in montagna, ad ascoltare suoni e silenzi, ad assorbire colori più accesi. Prima di chiuderci in studio, l’estate scorsa, abbiamo fatto una serie di prove “bucoliche”, suonando i pezzi in versione acustica, sul prato”.
Nasce da qui la sensazione sognante, leggera, che permea l’album?
“Non era un obiettivo prefissato, ma questa sensazione onirica nasce innanzitutto dai posti lontani e tranquilli dove abbiamo vissuto (le già citate Islanda e Austria). Certi suoni impalpabili, come quello della sega musicale o degli armonici naturali degli archi, seguono i carattere già piuttosto etereo dei testi”,
Pregevole la scelta di cantare in italiano.
“Agli esordi cantavamo poco e in inglese, poi abbiamo sentito il bisogno di scrivere testi in italiano, ed è stata una grande libertà. Rimane il problema metrico, ma non crediamo che certa musica si possa cantare solo in inglese. I riferimenti italiani ci sono di sicuro, ma riguardano più le parti strumentali. Abbiamo cercato di evitare modi costruiti di cantare, correndo forse il rischio di far sentire il nostro terribile accento veneto!”
Lo saprete, vi tocca. Se vi chiameranno i “Fleet Foxes” italiani?
“Correremo il rischio! E’ molto divertente in realtà, perché due anni fa, dopo un nostro concerto, un ragazzo ci ha chiesto se ascoltassimo i Fleet Foxes, certo che le nostre ultime canzoni prendessero spunto da loro. In realtà nessuno di noi li aveva ancora sentiti nominare, quindi siamo andati subito ad indagare e ci sono piaciuti moltissimo, all’unanimità. Ci manca ancora un po’ di barba e poi ci siamo…. Anzi no, servirebbe una sala prove in una contrada montana, magari tutta tappezzata di camicie a scacchi e maglioni di lana”.

Maurizio Blatto
(data: 07.01.12)

MuroMag recensione Verdelegno


MUROMAG - Ancher: "Verdelegno" (Manzanilla, 2011)

Da Verona 10 brani , 42 minuti che scivolano via.

Un ottimo disco cantautorale , tra il post rock e lo sperimentale acustico ; non conoscevo questo gruppo direttamente da Verona, gli Ancher presentano un lavoro ben confezionato nella sua durata e nella sua scelta musicale , un progetto musicale il loro che parte nel 2005 e che vede già un precedente album all'attivo nel 2006 .
Sono 10 tracce , dura 42 minuti , andando contro la tendenza di scrivere pezzi fugaci , ti parlano lungo questo "Verdelegno" figlio di una voglia comunicare non indifferente .
C'è tutto qui dentro, dall'amore alla spensieratezza e nonostante tutto la base , la musica è perfetta; un compito assolutamente ben fatto , anche chi non ama il genere può avvicinarsi ad esso e trovare punti in comune per un gruppo che è riuscito a prendere ciò che serviva dalla propria conoscenza musicale e al tempo stesso è riuscito a crearsi una propria identità lungo questi 10 brani.
Il tutto , nonostante la durata di tracce anche di 5-6 minuti scivola via tranquillamente e suona perfetto como sottofondo di una qualsiasi serata oppure come intenso ascolto notturno , insomma passa via senza dover mandare avanti o cambiare disco .

Molto contento, per me è una buona notte, mentre per loro è un ottimo lavoro.

Teo Filippo Cremonini (data: 07.01.12)

Mescalina recensione Ancher


MESCALINA - Ancher: "Verdelegno" (Manzanilla, 2011)

Una luce languida che sa cullare gli ascoltatori, adagiandoli su trame vocali da sunshine pop, nonché tessiture di chitarre morbide e archi pizzicati; la bellezza, la poesia della vita e il respiro della natura catturati in atmosfere sognanti ed estatiche, che permettono di vedere sentimenti sfumati e delicati ad occhi chiusi, ma sanno anche accendersi in crescendo crepitanti e grandiose chitarre brucianti (l’ottima Sai è da quando); una lieve ballabilità di chitarre acustiche e inserti di fiati (Toracebrace) che accelera arrangiamenti sempre ariosi di echi.

Questi sono i fulcri attorno a cui ruota il primo album del trio veronese degli Ancher (Zeno Baldi, Giulio Deboni, Tobia Poltronieri), che si muove con nonchalance, grazie e originalità tra new acoustic nordico e post-rock in odore di Sigur Rós, così come si è spostato fisicamente dall’Italia all’Austria e l’Islanda.

Il trio inoltre si avventura tra sperimentazioni elettroniche (che orchestrano sapientemente le onde emozionali degli ascoltatori, catturati da un gorgo di suspence, nella conclusiva Gnao) e ritmi cangianti che rilassano, agitano e accolgono, code strumentali e seduzioni brasiliane, che sono un colore del ritmo, mai un’invasione carnevalesca di quella luminosità equilibrata e tersa che caratterizza la musica degli Ancher. Quest’ultima peculiarità si verifica in Ferma foglia, che assomma languori di chitarre, fiati di grande eleganza e un’impronta di classe cantautorale.

In un disco che ha richiesto pazienza e cura nell’arrangiamento, anche le parole sono intessute come fili d’oro: sono intrecci di metafore oniriche, incanti di colori, sospiri visionari ad evocare, far muovere e danzare leggeri pensieri e stati d’animo (v. lo splendore fiabesco di Vieni su).

L’anima soavemente folk del trio prende infatti veste fatate di parole di rara preziosità e di musica di valore “artigianale” come l’artwork in legno di pino austriaco, per quanto appare coccolata e levigata per suscitare garbatamente e discretamente un sentimento di dolce e stupita meraviglia con una solarità jazzata retrò (Oliva) e una più frequente lentezza arpeggiata, nutrita di radi tocchi di piano, che rammenta ora i Radiohead più acustici, ora le interpretazioni del Marco Parente più placido o del Niccolò Fabi più lirico.

Che disco! Ed è un esordio…

Ambrosia J. S. Imbornione (data: 07.01.12)

Radio Bombay intervista Ancher


RADIO BOMBAY intervista - Ancher: "Verdelegno" (Manzanilla, 2011)

Verde come il colore prevalente in un paesaggio collinare, forte ed articolato come il legno. Potremmo riassumere così “Verdelegno”, debutto sulla lunga distanza degli Ancher, trio veronese che stupisce per la qualità di composizioni e suoni, nonché per l’originalità della propria proposta musicale. Ecco cosa ci hanno raccontato in una breve intervista via mail.

1.Cosa significa il vostro nome, Ancher?
Intanto ciao a tutti. “Ancher” deriva da un viaggio che facemmo ancora da ragazzini in Danimarca, in roulotte con i nostri genitori. Arrivati a Skagen, piccolo paese di mare e punto più estremo della Danimarca dove si incontrano due mari diversi, visitammo una bellissima mostra di pittori espressionisti del luogo, non molto famosi. I loro quadri trattavano della vita dei marinai e della gente di quelle zone remote nei primi del ‘900. Le atmosfere che creano sono incredibili. Ci impressionarono così tanto che decidemmo che il cognome di uno di questi pittori, Michael Peter Ancher, sarebbe diventato il nome della nostra band. Che all’epoca non esisteva ancora!

2.Il titolo vostro primo album, “Verdelegno” ( Manzanilla Musicadischi ), rispecchia al meglio l’umore del disco, che richiama il verde di un paesaggio collinare ed è articolato come il legno. Siete d’accordo?
Assolutamente sì. Tutto il lungo percorso per cui siamo arrivati a fare questo disco, per quanto non prestabilito dall’inizio, è stato molto coerente. Siamo tutti e tre, a proprio modo, grandi amanti della natura e della montagna, ed era inevitabile che la nostra musica ne sarebbe stata condizionata. Già durante la composizione dei brani, tra l’Austria e l’Islanda, ma anche semplicemente nella nostra Lessinia, sentivamo che le atmosfere musicali che stavano uscendo fuori erano strettamente legate a quei paesaggi, dove abbiamo avuto numerose esperienze, anche extra-musicali. Poi quando ci siamo rinchiusi in una piccola casa di montagna lessina, a mixare per una settimana, mentre fuori nevicava e noi caricavamo la legna nel camino, dal nulla abbiamo trovato il titolo del nostro album. Ce l’avevamo davanti da giorni. Il legno di cui era costituita la casa, che ci riscaldava, e che ormai era entrato a far parte integrante del suono che volevamo non poteva che diventare il leit-motif dell’album. E anche il packaging poteva essere solo quello. Lo volevamo a tutti costi, e per fortuna la nostra etichetta Manzanilla si è dimostrata entusiasta. Un normalissimo jewel-case di plastica non sarebbe centrato minimamente con tutto il concept. È stato faticoso, abbiamo allungato i tempi e abbiamo speso molti soldi. Ma ne è valsa la pena. Era proprio quello che avevamo in mente!

3.Il disco ha avuto un lungo processo produttivo, soprattutto per la ricchezza di strumenti musicali usati, molti dei quali poco convenzionali come flicorno e segaccio musicale, senza contare che ponete molta cura nell’uso delle voci e dei cori. Come si svolge per voi una fase di composizione ed arrangiamento dei brani?
Siamo nati come trio post-rock strumentale, due chitarre elettriche e batteria. Quando i brani spesso nascevano da semplici temini musicali su cui lavoravamo poi nella ritmica e nei crescendi. Abbiamo anche fatto nel 2006, appena diciottenni, un ep autoprodotto (“Grembiule”) che è stato molto apprezzato nelle nostre zone. Solo che poco dopo ci siamo accorti che ci stavamo autolimitando e che la formula dava poco spazio alla sperimentazione che volevamo portare avanti. Quindi abbiamo provato ad ampliare i nostri orizzonti con le voci, le armonie vocali e gli strumenti acustici. Siamo passati poi anche ai testi in italiano, dopo una breve parentesi in inglese, con cui c’entravamo ben poco. I brani finiti del disco li abbiamo iniziati ormai due/tre anni fa. Vivendo in stati diversi li abbiamo composti in lontananza e poi d’estate e d’inverno delle vacanze ci siamo ritrovati per provarli e arrangiarli. Grazie all’esperienza di Zeno, uno di noi che studiava Composizione Contemporanea a Graz (Austria) e ai molti amici strumentisti abbiamo potuto avere nell’album molti strumenti classici. Inoltre con il nostro fonico di fiducia, Francesco Ambrosini, abbiamo sperimentato molto anche nei mix, che possiamo tranquillamente dire che costituiscono metà del lavoro.

4.Come mai avete scelto di pubblicare il disco in una confezione artigianale di legno di pino austriaco, marchiato a mano e prodotto manualmente da voi? Dal punto di vista economico è stato eccessivamente costoso?
Come dicevamo prima era l’unico packaging che ci sembrava coerente con tutto il nostro percorso. È stata lunga e dura, ma adesso che stiamo raccogliendo i primi succosi frutti siamo ancora più sicuri di aver fatto la scelta giusta!

5.Come nasce un vostro testo? Da cosa traete ispirazione?
I nostri testi sono spesso impressioni e giochi di parole che nascono da sensazioni legate alla natura, ai sogni, e ovviamente ai sentimenti amorosi! Diciamo che comunque questi tre elementi spesso coincidono realmente nella nostra vita di tutti i giorni! Cerchiamo di non essere troppo meccanici con le parole, non vogliamo fare i cantautori, ma neanche i poppettari sole-cuore-amore.

6.Quali sono i vostri ascolti musicali?
Come tutti i musicisti abbiamo differenti e svariati ascolti musicali. Così tanti che non saprei da cosa iniziare. Sicuramente tra le band degli ultimi anni i più interessanti che ci mettono d’accordo tra noi sono i Grizzly Bear. Sotto tutti i punti di vista: compositivo, arrangiamenti e soprattutto il sound. Aspettiamo con impazienza il loro nuovo album!

7.Cos’avete in cantiere per il futuro?
Stiamo lavorando molto sull’aspetto live, anche perché abbiamo diversi set. Quello a tre semi elettrico, quello a tre interamente acustico, e quello a cinque più sperimentale ed elettronico. Inoltre curiamo direttamente tutta la parte grafica dei nostri lavori (anche grazie ai nostri amici fotografi e registi). In questo momento stiamo lavorando al nostro primo videoclip, sempre in maniera artigianale, utilizzando delle vecchie diapositive. Speriamo sia pronto a breve! Stiamo anche già pensando ai brani nuovi e che pieghe prenderà il prossimo disco. Anche se “Verdelegno” è uscito ufficialmente da un mese scarso, nelle nostre menti è in cantiere da più di due anni! Quindi abbiamo una grande voglia di proseguire col nostro percorso. Questo è il nostro sito, dove ci sono testi, foto e video, e tutte le news aggiornate.

Grazie per l’attenzione e a presto!

Salvatore Schinello (data: 07.01.12)

Rockgarage recensione Verdelegno


{img:} ROCKGARAGE - Ancher: "Verdelegno" (Manzanilla, 2011)

Devo ammettere che non avevo mai visto in vita mia un album confezionato come Verdelegno. Sicuramente avrà influenzato nella scelta l’ambiente in cui questo trio si è raccolto per comporre le 10 tracce, in una casa immersa nel giardino e circondata da alberi e prato verde misto a bianco (la neve presente nei mesi invernali che ha ispirato fortemente i musicisti), sicuramente la presenza di tanti arbusti avrà posto gli Ancher davanti ad una scelta per nulla convenzionale. Quella di proporre una confezione proprio fatta di legno con all’interno un rivestimento verde per ricordare il prato ed insieme creare il nome dell’uscita, appunto Verdelegno. Fin qui un vero sogno, oltre che il nostro stupore di notare una scelta davvero così originale, ma all’ascolto le cose cambiano. Sì perchè il trio in parte italiano ed in parte d’oltralpe non propone nulla di stravolgentemente originale ma anzi riprende alcune scelte che già mezzo secolo fa la scena italiana aveva creato, con i suoi cori molto ben fatti e le melodie molto incentrate sulla chitarra classica-acustica.

Brani facilmente ascoltabili anche se la vera caratteristica di questo trio è in alcune musicalità volutamente stonate, difficili da digerire seppur incastonate in scelte sonore facili e lontane galassie dall’elettronica. La stessa Toracebrace ne è un esempio con il suo inizio molto Kings Of Convenience per poi cambiare drasticamente velocizzando i tempi e rendendo più intricato il tema centrale del brano. Un ottimo esempio di richiamo alla tradizione musicale italiana è dato da Ho Prugne Nella Testa con il suo mood jazzato nel ritornello e le liriche poetiche irradiate da una sezione di fiati che eleva gli standard compositivi. Probabilmente il pezzo più ispirato. Introspettivo, introverso, così si mostra Verdelegno a giudicare da Vieni Su e da Tiglio, brani che ancora una volta manifestano la semplicità confusa nella ricercatezza di dettagli, strutture musicali ben costruite, molto particolari al loro interno e non per qualsiasi orecchio umano. Un’esclusività che in termini di gusto musicale premia però solo in alcuni passaggi, mentre risulta qualcosa di meno gratificante in altri, seppur aleggia nell’area una sofisticatezza di base che trova difficoltà ad esprimersi e fuoriesce solo in dati momenti.

Con un trademark marcatamente cantautorale, questo lavoro è destinato a palati esigenti e molto più tendenti al jazz che alle nostre radici rock.

Marcello Zinno (data: 07.01.12)

Rockit - Verdelegno


ROCKIT - Ancher: "Verdelegno" (Manzanilla, 2011)

“Verdelegno” parte con una marcia in più grazie all'affascinante artwork: un cofanetto in legno, inciso sulle due facce, alle cui venature è affidato il compito di rendere unica ogni copia. Un gruppo che fa un lavoro del genere dimostra già l'amore e l'attenzione che ha riversato nella sua opera.

L'ambientazione è la landa ghiacciata d'Islanda, dove gli Ancher si sono recati per registrare, forse alla ricerca di quell'atmosfera alla Sigur Ròs che permea tutto il disco; e l'Italia si sente in quei brani che richiamano la coppia De Andrè/Fossati di “Anime salve”, come “Toracebrace”, quasi una danza popolare, o “Vieni su”, un richiamo nostalgico dai toni antichi. Alcuni hanno la capacità sinestetica della musica per film di costruire spazi, creare luoghi (“Tiglio”, “Sai è da quando"); tutti i brani sono curatissimi nei suoni, con arrangiamenti pieni, ma mai invasivi. La voce è un cantico lontano, i testi piccoli affreschi di sentimenti mai sentimentali, ricchi di immagini e immaginari.

L'impalpabilità avvicina “Verdelegno” al post-rock, la tradizione l'allontana dall'ambient. Un bel disco, da ascoltare e da toccare, per sentire il contatto con la natura (della musica) sulle dita.

Chiara Longo (data: 01.12.11)

Radio Bombay - Verdelegno


RADIO BOMBAY - Ancher: "Verdelegno" (Manzanilla, 2011)

Gli Ancher sono una band veronese che con “Verdelegno” ( Manzanilla Musicadischi ) arriva al debutto sulla lunga distanza. Il trio composto da Zeno Baldi, Giulio Deboni e Tobia Poltronieri, ha scelto un titolo quanto mai azzeccato per questo lavoro, visto che, durante l’ascolto, richiama spesso alla mente il verde delle colline, ed è articolato e forte proprio come il legno. Queste dieci tracce ( tra le quali una breve introduzione pressoché strumentale, “E’ arrivato accordatore”, e un brano di chiusura, “Gnao” ) sono memori di paesaggi naturali incontaminati, dove batterie leggere e tenui fanno da sfondo ad un tappeto di arpeggi delicati di chitarre elettroacustiche, su cui si stagliano linee vocali sussurrate ed oniriche.

Rimandi a ritmi di chiara matrice sudamericana si intrecciano con i fiati, creando atmosfere autunnali, rilassanti, avvolgenti, malinconiche e psichedeliche, come in “Toracebrace” e “Ferma foglia”, forse i momenti più alti di un album già di per se qualitativamente ottimo.

La band cura con attenzione sia i suoni, arricchiti dall’uso di strumenti poco convenzionali come banjo, theremin, segaccio musicale, flauto, flicorno ed archi ( “Ho prugne nella testa” ), sia le linee vocali, i cori ( “Ninna Nora” ).

Peccato per l’unica nota stonata, la già citata “Gnao”, a chiusura del disco: una serie di campionamenti elettronici che lasciano abbastanza indifferenti e che risultano fuori luogo, discostandosi completamente da quelli che sono i suoni e gli umori del disco.

Ma è un peccato veniale, in un bellissimo album che suona un po’ come una passeggiata in collina, in un pomeriggio d’autunno inoltrato, in attesa di gustarsi un intenso tramonto.

Da segnalare che il disco è pubblicato in una confezione di legno di pino austriaco, marchiato a mano e prodotto manualmente dalla stessa band.

Salvatore Schinello

(data: 01.12.11)

Il Fatto Quotidiano recensisce Verdelegno


IL FATTO QUOTIDIANO - Ancher: "Verdelegno" (Manzanilla, 2011)

Agli innamorati della stagione dell’autunno è dedicato questo delicatissimo disco pieno di indian summer, legno, muschio, rugiada e cieli limpidi. I tre veronesi Zeno Baldi, Giulio Deboni e Tobia Poltronieri hanno la sensibilità di sentire cadere una foglia sul terreno umido. Il loro esordio discografico è simbolicamente rappresentato dalla confezione del cd, un manufatto rigorosamente di legno di pino austriaco marchiato a mano: ogni pezzo è praticamente unico. Le voci ricordano Le Orme ma sanno trasformarsi in un crooner d’altri tempi quale era Bruno Martino. Se Dente vi ha fatto pensare e sorridere Verdelegno vi trafiggerà nella sua macchina del tempo verso lidi oggi inesistenti. (data: 21.11.11)

Raro recensisce Verdelegno


RARO - Ancher: "Verdelegno" (Manzanilla, 2011)

Un progetto molto interessante quello di questo trio veronese. Gli Ancher sono Zeno Baldi, Giulio Deboni e Tobia Poltronieri, tre giovani musicisti che dopo cinque anni di esperienze musicali tra Italia ed Europa giungono qui al loro primo disco. Accattivamente e curioso fin dal packaging (una confezione artigianale di legno di pino austriaco, marchiato a mano, unica per forza di cose in ogni sua copia), l’album fonde stimoli musicali profondamente diversi un una coraggiosa trasversalità stilistica difficile da realizzare, da equilibrare. Gli Ancher ci riescono grazie ad una sensibilità artistica non comune, riuscendo a far quadrare il cerchio tra influenze di musica carioca, stimoli psichedelici, ambient elettronici alla Sigur Ros, bagliori acustici di musica folk. Su questo straniante, ma affascinante tappeto si innesta un cantato obliquo per gusto melodico, certamente ancora acerbo a livello interpretativo, ma già maturo nella ricerca di sentieri musicali non comuni. Un disco che ha bisogno di essere lasciato decantare, che si apprezza pienamente solo dopo diversi ascolti, che svelano anche il grande lavoro produttivo e l’ampia varietà di strumenti utilizzati (chitarre elettriche, percussioni, banjo, flauto flicorno, theremin e persino un segaccio musicali). Un lavoro che ambisce a creare un luogo lontano dagli isterismi urbani, immerso nella natura, alla ricerca di una dimensione più attenta, profonda e condivisa dell’esperienza musicale.
Andrea Raimondo
(data: 21.11.11)

ExtraMusicMagazine recensisce Verdelegno


EXTRA MUSIC MAGAZINE - Ancher: "Verdelegno" (Manzanilla, 2011)

Un trio originario del Veneto, gli Ancher, si cimenta in una composizione che sa più di esperimento che prende in prestito suoni e colori dalla natura. Il CD si apre con una intro che sembra una coda, un insieme di suoni apparentemente caotici, per un attimo sembra di ricordare qualcosa, ma poi no, mi sbaglio. Ci sono molti giochi di voci che di fatto riempiono il vuoto dei suoni, una musica essenziale, è quasi più una serie di effetti sonori piuttosto che accordi.
Mi sembra di interecettare le parole “gli alberi di Ikea” e in effetti un nesso potrebbe esserci se si riferisce ad una consistenza scarsa. Una filastrocca un po’ noiosa che va in crescendo ma non si sa cosa vuole dire, se c’è un messaggio non si capisce o forse è lasciato alla libera interpretazione del singolo ascoltatore. Un canto gregoriano, ripetitivo, gli arpeggi si ripetono simili, ogni tanto un trillo di campanelli, ma poco ritmo, poca energia.
La confezione della custodia è talmente ricercata e originale che stimola curiosità. A dispetto di questa cura nel dettaglio (è davvero un bell’artwork e sicuramente è adeguato ai suoni che contiene) manca un po’ d’incisività in questo lavoro musicale. Non si distingue ma nemmeno fa ricordare qualcosa o mostra delle influenze. Sicuramente originale nella costruzione, si percepisce il tocco di personale creatività dei musicisti, un prodotoo di nicchia ma chissà se in quella nicchia non ci sia già troppo affollamento. Mi ricorda un viaggio in macchina lungo i fiordi norvegesi dove non incontri nessuno per decine e decine di chilometri, e l’unica musica ascoltabile alla radio è quella dei Kings of Convenience, che questo cd a tratti fa tornare in mente.
“Verdelegno” un po’ di senso di vuoto lo lascia, ma potrebbe essere un’opera incompiuta o un esperimento che magari culminerà con una produzione significativa e piena di personalità la prossima volta.
Maria Grazia Umbro
(data: 21.11.11)

Blow up recensisce Verdelegno


BLOW UP - Ancher: "Verdelegno" (Manzanilla, 2011)

Trio davvero promettente questo dei veronesi Ancher, formato da Zeno Baldi, Giulio Deboni e Tobia Poltronieri, il cui primo album, se gli si lascia il giusto tempo per crescere, si fa largo tra la marea di dischi indie nostrani. “Verdelegno” mette in mostra un’azzeccata miscela di indie e folk, con una ricerca sui suoni e la composizione che fanno pensare a esperienze più sperimentali, che il contorno dei musicisti ospiti non fa che esaltare. Non si deve però pensare a dissonanze particolari o a canoni sbeffeggiati, perché la ricerca degli Ancher è molto più sottile e presta il fianco alla melodia sospesa ma ben scandita, e a un liricismo trasognato ma non privo di spessore. Si segnalano sugli altri pezzi come Toracebrace, coi suoi saliscendi vocali, gli spigoli smussati di Sai è da quando, la delicata Vieni su, le intermittenze elettroniche di Gnao e soprattutto Ho prgne nella testa, senz’altro il picco del disco, in cui parole e musica si specchiano e si riflettono in continuazione con gusto “pop” davvero invidiabile (7).
Roberto Cannella
(data: 03.11.11)

Rockerilla recensisce Verdelegno


ROCKERILLA - Ancher: "Verdelegno" (Manzanilla, 2011)

Legno di pino austriaco marchiato a fuoco ed a mano. Legno vero, eh, mica si fa per dire. E così, ancora prima di ascoltarli, ecco che i veronesi Ancher vincono il “premio curiosità” per questo disco il cui involucro è fatto con tutti i crismi dell’artigianato antico e col legno (per l’appunto) a dominare. Venendo alla musica, il trio propone un post-rock multistrato (e a tinte leggere), che a tratti affascina e a tratti disorienta per via dell’assenza di un’identità precisa. Non è un disco facile Verdelegno, e non è nemmeno immediato: per entrar ein sintonia con l’immaginario sonoro ci vogliono diversi ascolti e una buona dose di pazienza. Il cantato in italiano mette in mostra testi non banali e una band con una interessante proprietà di linguaggio. Vanno affinati meglio i contorni.
Francesco Casuscelli
(data: 03.11.11)

Blow up Mogli e buoi recensisce Verdelegno


BLOW UP Mogli e buoi - Ancher: "Verdelegno" (Manzanilla, 2011)

Per una storia che lascia, una che sull’Adige prova ad affacciarsi: gli Ancher incidono “Verdelegno” per Manzanilla e adopera sempre più toni “mild”, puliti e precisi, per incresparsi sui modelli più convulsi (Fleet Fozes?) come in Toracebrace, metricamente difficile fra i Tunng e il post-prog italiano anni settanta, theorius campus, una vago canzoniere Carnascialia alle spalle e lo psychofolk della famiglia Akron. Logico che suonano nuovi da queste parti italiche, a orecchie foderate dalla monocrazia di un certo suono. Li vedrei bene al prossimo No Fest di Torino, giugno 2012, per dire.
Enrico Veronese
(data: 03.11.11)

Sentire Ascoltare recensisce Verdelegno


SENTIRE ASCOLTARE - Ancher: "Verdelegno" (Manzanilla, 2011)

Immaginario nordico Sigur Ros, un’indola naturalista rimarcata dai testi e da un packaging in vero legno, un mood invernale ed etereo chiamato a far salir brume e malinconie: per i veronesi Ancher, Verdelegno rappresenta il possibile aggiornamento del post-rock matrice del gruppo fin dai tempi delle prime autoproduzioni in qualcosa di decisamente più personale. Una formula ai limiti del jazz (il crescendo orchestrale di Ho prugne nella testa) che flirta con un tropicalismo easy (Ferma Foglia) e al tempo stesso abbozza qualche citazione cantautorale (Ninna Nora) su testi in italiano. Il tutto cesellato da ritorni elettrici (Sai è da quando) e madrigali (E’ arivato accordatore), melodia e crescendo vaporosi.
Complessità e immediatezza trovano una curiosa via di mezzo in questo disco d’esordio, anche se l’impressione è che all’ascoltatore venga riservato soltanto il ruolo dell’osservatore passivo chiamato ad apprezzare le trame raffinatissime e la bravura del gruppo nel crearsi il proprio spazio estetico. Uno spazio ripiegato su sé stesso e alla ricerca della pennellata impeccabile, del colpo di teatro. In altre parole, il disco funziona e per certi versi stupisce davvero (anche grazie ad una strumentazione ricchissima che comprende banjo, theremin, flicorno, flauto, archi), pur faticando a creare qual senso di empatia che invece sarebbe legittimo attendersi. Chiamatelo, se volete, “difetto”.
Fabrizio Zampighi
(data: 30.10.11)

Buscadero recensisce Verdelegno


BUSCADERO - Ancher: "Verdelegno" (Manzanilla, 2011)

Gli ANCHER sono un giovane trio all’esordio. Il loro Verdelegno (Manzanilla) è un disco particolare fin dalla sua confezione artigianale, fatta di legno di pino austriaco, marchiata a mano copia per copia, a fuoco sul fronte, a inchiostro sul retro. Composte ed arrangiate tra Verona, Venezia, Graz e Reykjavik le dieci canzoni da cui è composto ci propongono le molte sfaccettature con cui i ragazzi vedono il folk, inteso nel senso più ampio del termine. Accade così che in Ninna Nora lo tingano di delicato melodismo pop, che Taracebrace accolga e faccia propria la lezione degli Animal Collective più pastorali, che l’ottima Ho prugne nella testa si proponga quale fulgido esempio di cantautorato intimista e dalle sfumature jazzate, che in Ferma Foglia appaiano dei ritmi che sanno di Brasile, che qui e là utilizzino con fare brillante le traiettorie del post-rock. Assai brillante è anche la chiusa di Gnao, loop elettronici e tanta libertà. Un gran bel lavoro in definitiva, forse ancora non del tutto focalizzato in ogni sua parte, ma che senz’altro merita attenzione ed il nostro plauso. (data: 30.10.11)

Repubblica recensisce Verdelegno


REPUBBLICA - Ancher: "Verdelegno" (Manzanilla, 2011)

Per comunicare meglio la loro purezza, i veronesi Ancher sono arrivati a concepire una copertina fatta di legno e propongono musiche che tra Sigur Ros e Fleet Foxes sognano una musica italiana che non esiste, ma di cui, con "Verdelegno", gettano semi preziosi.
(data: 27.10.11)

L'Unità recensisce Verdelegno


L'UNITA' - Ancher: "Verdelegno" (Manzanilla, 2011)

Ancher - Psichedelici Incontaminati

La confezione è stupenda, in legno di pino austriaco. Ma anche il contenuto non delude. Disco strano per il debuttante trio veronese, alle prese con un folk psichedelico delicato e sperimentale, che ricorda i Sigur Ros e, negli impasti vocali, la lezione di Brian Wilson. Avvolgente e rilassante come un paesaggio di natura incontaminata. D.P.

(data: 10.10.11)

Fuori dal mucchio recensisce Verdelegno


FUORI DAL MUCCHIO - Ancher: "Verdelegno" (Manzanilla, 2011)


Tre anni fa gli Ancher, appena ventenni, registravano un CD autoprodotto che prometteva molto più di quanto riuscisse ad offrire. I segnali erano incoraggianti, anche se l'ampio raggio di riferimenti dichiarato dava vita, di fatto, ad una gradevole seppur non originalissima forma di canzone imbastardita con il post rock. Tre anni dopo il gruppo veronese si è accasato presso Manzanilla, ha ideato un bellissimo quanto essenziale packaging di legno apribile (il titolo dell'album è, d'altra parte, “Verdelegno”) ma soprattutto è riuscito finalmente ad esprimere con un linguaggio originale (e una ricerca sui suoni adeguata alla bisogna, le voci in particolare) le belle intenzioni manifestate all'epoca. Questo album, il primo con i crismi dell'ufficialità, si muove etereo in territori fiabeschi da primo progressive (ci viene in mente al volo un paragone con i Kleinkief dell'ultimo disco, in tal senso) ma con un senso della misura che si manifesta, più che attraverso i flauti (splendido comunque il loro ingresso in “Vieni su”), attraverso una sensibilità folk e una leggerezza che in “Toracebrace” lambisce le follie più eteree del tropicalismo e allo stesso tempo fa venire in mente gli Animal Collective, quelli da falò intorno al fuoco. Un bel disco pop (“Ho prugne nella testa” è una canzone di antica regalità), d'altri tempi (nel senso che funziona a prescindere dal contesto temporale), terso, ispirato, apparentemente fragile ma in fondo piuttosto robusto, proprio come il legno che lo incornicia.

Alessandro Besselva Averame (data: 08.10.11)

Ondalternativa recensisce Verdelegno


ONDALTERNATIVA - Ancher: "Verdelegno" (Manzanilla, 2011)

"Ed improvvisamente la stanza è piena di alberi. Alberi di un legno diverso, quasi innaturale. La stanza si colora di legno verde o come direbbero i Veneziani Ancher di un color “Verdelegno” (non a caso titolo del loro progetto discografico).

Per chi ascolta i Sigur Ros, non sarà difficile notare qualche richiamo. Probabilmente anche i viaggi in Islanda – Heima del succitato gruppo – hanno aiutato a dare vita a questo sound. Gli Ancher con questo disco ci portano per mano in un mondo troppo poco vissuto dalla maggior parte degli esseri umani inghiottiti da contaminati centri urbani. Ci fanno viaggiare in luoghi dove il tempo è scandito dall’alba e dal tramonto. Dove la natura e i maglioni a collo alto la fanno da padrona. Dove il vento che senti sul viso non viene da un climatizzatore. Cantato e poi quasi interamente doppiato “verdelegno” può aggiudicarsi la possibilità di diventare una perla rara. Un disco apprezzato non dai più, ma amato da chi lo capirà. Pochissimi o quasi inesistenti alterazioni dei suoni naturali (sia per gli strumenti che per la voce) per eliminare ogni tipo di filtro tra i componenti del gruppo, la natura che descrivono e noi.

Solo così possiamo immaginarci di essere in quei boschi ad ascoltare,cantare e soprattutto capire realmente cos’è VERDELEGNO!
Complimenti ragazzi, continuate a farci sognare…"

Aggiunto: 19-09-2011
Recensore: kipling
Voto 5/5

link (data: 23.09.11)

Nerdskattack recensisce gli Ancher


NERDSATTACK - Ancher: "
Verdelegno" (2011, Manzanilla MusicaDischi)

"Prima di tutto la confezione, la custodia è una speciale realizzazione artigianale di legno di pino austriaco, marchiato a mano per rendere ogni copia unica. Gli Ancher sono un trio veronese al debutto con dieci tracce lavorate e registrate tra Verona, Venezia, Graz e Reykjavik, luoghi e paesaggi solo apparentemente lontani e dissimili, uniti invece dalla grazia e dalla melodia sprigionata in punta di piedi, con fattezze post rock ma con la radice ben salda alla tradizione folk. Cantato splendidamente in italiano, scritto ambiziosamente su spartiti colti e volutamente elevati, ‘Verdelegno’ è soffuso, morbidezza in una continua curva dell’anima, sapiente nel saper convogliare armoniosamente strumenti solitamente atipici (theremin, filicorno, flauto, archi…) senza mai annoiare o affogare nella superbia o nell’arroganza artistica. D’altri tempi e d’altri mondi. Per quelli col cuore in viaggio, sempre. [****]

Emanuele Tamagnini"

LINK (data: 23.09.11)

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  • VEN 15.06.2012 - Baltic Tour @ Wilde Rend (Tartu, EST) - Ancher

  • GIO 14.06.2012 - Baltic Tour @ APTEK (Parnu Puhvet, EST) - Ancher

  • MER 13.06.2012 - Baltic Tour @ Kodu (Tallin, EST) - Ancher

  • DOM 06.05.2012 - The White Rabbit (Legnago, VR) - Ancher + C+C Maxigross
  • SAB 05.05.2012 - il fiume che non c'è (Trento) - Ancher
  • DOM 29.04.2012 - Voglio vivere in campagna @ Villa Venier (Sommacampagna, VR) - Ancher +
  • SAB 28.04.2012 - Giovane Italia (PR) - Ancher
  • GIO 19.04.2012 - Concerti Previdenziali @ Dischi Volanti (VR)Ancher
  • DOM 01.04.2012 - Chinaski (Sermide, MN) - Ancher
  • SAB 31.03.2012 - Circolo AurOra (BZ) - Ancher
  • SAB 24.03.2012 - Interzona (Verona) - Ancher + AKRON FAMILY
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  • VEN 03.02.2012 - Villa Zamboni (Valeggio, VR) - Ancher

  • DOM 22.01.2012 - Intervista RADIO 1 @ Stereonotte - Ancher

  • VEN 23.12.2011 - Riva Mancina (Verona) - Ancher

  • VEN 25.11.2011 - Mela di Newton (Padova) - Ancher

  • MER 16.11.2011 e VEN 18.11.2011- Radio Fuori Aula (Verona) - Ancher ore 21.00 (Mer) ore 15.00 (Ven)

  • VEN 11.11.2011 - Emporio Malkovich (VR) - Ancher ALBUM RELEASE

  • MAR 08.11.2011 - FNAC (Verona) - Ancher ore 18.00

  • MER 15.10.2011 - Circolo Enel (Verona) - Ancher+ LAVA LAVA LOVE

  • MER 02.10.2011 - Naturalmente (Verona) - Ancher

  • SAB 01.10.2011 - Atelier Discreto(Verona) - Ancher

  • MER 28.09.2011 - Giovane Italia (Parma) - Ancher

  • DOM 11.09.2011 - Venetian Industries Festival (Venezia) - Ancher

  • DOM 21.08.2011 - La Caruana (Inzago, MI) - Ancher ore 19:45

  • SAB 02.07.2011 - Roots Corte Radisi(VR) - Ancher


(data: 31.12.37)