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Domenica 19 Maggio 2024
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CABEKI

"musica per: chitarra acustica ed elettrica, chitarra lap steel acustica ed elettrica, banjo, harmonium, ukelin, autoharp, bellharp, kalimba, piano rhodes, cumbus, bouzouki, mandriola, optic nerve, delay digitale rotto, Siel opera 6, organetto, batteria elettronica, percussioni"

Cabeki è una macchina musicale assemblata da Andrea Faccioli, chitarrista / compositore veronese. I suoi ingranaggi si muovono fra strumenti convenzionali e non, in una sequenza di ambientazioni sonore, dal Mississippi al Marocco, dal kraut al blues, dalla musica da camera e all’elettronica minimale.



All’età di nove anni ha iniziato a studiare chitarra classica, e dopo sette anni ha continuato autonomamente lo studio dello strumento, avvicinandosi anche allo strumento elettrico e folk. Appassionato di macchinari ed effetti analogici e di strumenti meccanici, alla ricerca di timbriche e suoni, si circonda di strumenti come il banjo, la chitarra lap steel, cumbus (oud turco), mandriola (mandolino a 12 corde), bouzouki, e strumenti non convenzionali come l’ukelin, l’autoharp e la bell harp (strumenti americani dei primi del ‘900, derivati dal zither e dal salterio).



Dopo molti concerti in tutta Italia, il 16 febbraio 2013 Cabeki approda a Radio Tre Rai, ospite del programma Piazza Verdi, per un’intervista e un breve concerto.



Progetti e collaborazioni: Cabeki (Tannen Records), Stefano “Cisco” Bellotti (ex voce dei Modena City Ramblers), Å (die schachtel records), Einfalt (El Gallo Rojo Records), Veronica Marchi, Francesco Magnelli e Ginevra Di Marco (CSI, PGR), Julie’s Haircut, Xabier Iriondo (Afterhours), Andrea Belfi, Tony Conrad, Rhys Chatham (Guitar Trio), Philip Corner, Damo Suzuki (Can), Lecrevisse, Il Generale Inverno ed altri.



BOOKING:
Michele - Manzanilla Musica e Dischi
michele@manzanilla.it

www.myspace.com/cabeki
www.tannenrecords.com
www.manzanilla.it


DISCHI COMPATTI

Una macchina celibe
1) Se Quest'uomo Diventasse Un Meccanismo
2) Il Necessario Ritorno
3) Verso Il Ronzio Remoto
4) Di Un Ingranaggio Che Si Perde
5) Fra Elettrodi Di Seta Blu
6) Alla Banalità Un Valore
7) Negazioni Che Si Negano
8) La Bellezza Pura E Sterile Della Semplice Ruota
9) La Diapositiva Si Ricorda
10) L'ultimo Degli Uomini

Il montaggio delle attrazioni
(Tannen Records, 18/03/2011)
1) Finchè L’ombra Rotola
2) Con La Strada
3) Polvere Di Carta
4) Nelle Tasche Rotte
5) I Suoi Occhi
6) Alla Luce Verde Dei Neon
7) Risveglio
8) Tokio New Orleans
9) In Una Notte
10) La Distanza
11) Di Una Tregua

RECENSIONI

Buscadero recensisce Cabeki, Una macchina celibe


SpazioRock - Cabeki - Una macchina celibe (Tannen, 2012)


Andrea Faccioli ha alle spalle collaborazioni con nomi quali Tony Conrad, Rhys Catam, Zabier Iriondo, Julie's Haircut e molti, molti altri. Oltre a suonare in vari lavori ed essere sempre impegnato a collaborare con qualcuno, ha però pure un progetto personale denominato CABEKI. La Macchina Celibe è il secondo capitolo di questa misteriosa sigla, un disco in cui Faccioli si trova a fare tutto da solo ed in cui maneggia chitarre elettriche ed acustiche, lap steel, banjo, ukelin, bell harp, autoharp, toy piano, armonica, xylofono, percussioni e poetrei andare avanti fino a riempire tutta la recensione. Ma sarebbe uno spreco, perché l'occasione per dirvi quanto questo disco sia stupendo voglio avercela. Le dieci composizioni di Cabeki, tutte strumentali, sono una via di mezzo tra folk, musica da film, psichedelia mentale, rock, minimalismo e per certi versi pure avanguardia. I titoli delle canzoni sono stati tutti ispirati ad un'opera, "Le surmale", dell'autore dadaista Alfred Jarry che, non foss'altro che per i Pere Ubu, dovreste conoscere. Ci troviamo così di fronte ad operine sospese, a volte palesemente cinamatiche, un po' Nino rota un po' Yann Tiersen, altre volte più in linea con partiture che odorano di folk americano e, in parte, John Fahey, altre volte ancora, semplicemente bellissime di per sé, senza dover tirare in ballo nessun particolare referente. È solo una mezz'ora, ma di quelle capaci di trasportarti sulle ali della fantasia e di farti sognare. Non perdetevelo.

(senza data e autore) (data: 25.02.13)

Rumore recensisce Cabeki, Una macchina celibe


Rumore - Cabeki - Una macchina celibe (Tannen, 2012)

Nonostante i richiami nei titoli a Jarry e Lautrémont, non c'è in realtà molto di Patafisico nella musica del compositore e polistrumentista Andrea Faccioli, attivo in unavarietà di progetti e qui al secondo cd a nome Cabeki. In compenso i dieci brani strumentali, con gran sfoggio di arcani strumenti a corde (ukelin, al ghaita, cordofono…), tirano deliziosamente dalle parti dei mondi irreali immaginati da un Fahey o un Frisell, tra nostalgiche delicatezze acustiche e occasionali, rapiti crescendo da Radiohead meets fennesz. Senza dimenticare fastose canzoni senza parole come Negazioni che si negano e L'ultimo degli uomini, che ossequiano in punta di carillon i fasti cinematici di Rota e Morricone. Non è più tempo però d'indugiare con giochetti celibi: che qualche regista rampante s'impalmi il Faccioli e gli affidi la colonna sonora di un film importante.

Vittore Baroni
Voto 8

(senza data) (data: 25.02.13)

Rockerilla recensisce Cabeki, Una macchina celibe


SpazioRock - Cabeki - Una macchina celibe (Tannen, 2012)

Rockerilla - Cabeki, Una macchina celibe - Tannen

Cabeki, nella vita di tutti i giorni Andrea Faccioli, è una sorta di Chepelier Fou nostrano: partendo da uno strumento classico - nel suo caso una chitarra acustica - costruisce scenari fortemente suggestivi mescolando anche elettrico ed elettronico. I suoni con cui arrangia le sue composizioni sembrano nati per accompagnare le scene di un film muto. Le melodie sono scandite lentamente mentre i timbri si amalgamano come nei primi capolavori di Yann Tiersen. Alcune vignette sono squisitamente surreali (Verso Il Ronzio Remoto, Fra Elettrodi Di Seta Blu), altre più serie e melanconiche (Alla Serietà Un Valore). Vinicio Capossela se ne innamorerebbe all'istante. CONSIGLIATO.

Roberto Mandolini

(senza data)

ROCKERILLA (data: 25.02.13)

Shiverwebzine recensisce Cabeki, Una macchina celibe


SHIVERWEBZINE - Cabeki - Una macchina celibe (Tannen, 2012)

Meraviglie strumentali. Il 2012, iniziato con l’album di Christian Alati “An elephant in this building”, si chiude con l’album di Cabeki Una macchina Celibe. C’è un filo lungo un anno che lega i due egregi dischi: seguendolo si assiste a una potente rinascita dell’instrumental, che va dagli accenti folk-rock di Alati al minimalismo di Cabeki passando per il potente prog degli Architecture of the Universe, la ruvidità rock dei Dresda, la raffinatezza dei Mug. E il filo strumentale si tenderà anche nel 2013 con i Platonick Dive, di prossima imminente uscita con l’album di debutto.

Approcci molto diversi per un genere potentissimo: senza l’ausilio della voce, la ricerca di fa più intensa, gli strumenti devono parlare di più, e li si ascolta rapiti come nel caso di Cabeki, macchina musicale assemblata dal chitarrista e compositore veronese Andrea Faccioli. Ed è un polistrumentista, chè questa parola ha ancora un bellissimo significato: “Appassionato di macchinari ed effetti analogici e di strumenti meccanici, alla ricerca di timbriche e suoni, si circonda di strumenti come il banjo, la chitarra lap steel, cumbus (oud turco), mandriola (mandolino a 12 corde), bouzouki, e strumenti non convenzionali come l’ukelin, l’autoharp e la bell harp (strumenti americani dei primi del ‘900, derivati dal zither e dal salterio)”. Eccola, la ricerca: per fare un disco strumentale meraviglioso come questo, che unisce in perfetto matrimonio musica da camera (e anche da cameretta) e elettronica minimale, ci vuole studio, talento e applicazione. Al suo secondo disco (il primo, “La macchina delle attrazioni” è del 2011), Cabeki ci conquista senza riserve, in particolare per i giochi d’arpeggio che dalla splendida “Se quest’uomo diventasse un meccanismo” in poi tocca tutte le corde. Le nostre, interiori, attraverso quelle degli strumenti: perfino l’arpa circolare, strumento da lui stesso fabbricato. Il titolo del disco è ispirato al dadaista Alfred Jarre, anche se il dadaismo non c’entra niente in questa musica, perchè nella diversità dei brani c’è un approccio coerente che sta nella grande passione con cui questo disco è suonato, e si sente sia nell’ultra-minimalismo del brano “Di un ingranaggio che si perde”, sia nella quasi sinfonia di “Negazioni che si negano”, in cui un tappeto vocale racchiude gli strumenti che si amalgamano.

Da citare almeno altri tre brani, forse i più belli dell’album: “La diapositiva si ricorda”, ossessiva e dolcissima ninnananna viscerale, arpeggiata d’elettricità sul filo della memoria, “L’ultimo degli uomini”, brano di chiusura in cui un coro muto riporta alla mente il Mosè di Morricone, e il “Il necessario ritorno”, che starebbe bene come colonna sonora di un film di Angelopoulos. E infatti, per parlare di Cabeki sono stati scomodati i più grandi autori di colonne sonore: Nino Rota, Philip Glass, e appunto Ennio Morricone. Aspettiamo che anche qualche regista, ma di quelli coi controattributi, se ne accorga, e nel frattempo ce lo godiamo in tutta la sua semplice potenza.

David Drago

LEGGI SU SHIVERWEBZINE (data: 09.01.13)

Rubric recensice Cabeki, Una macchina celibe


Rubric - Cabeki - Una macchina celibe (Tannen, 2012)

Andrea Faccioli, alias Cabeki, incarna il mito del musicista compositore, moderno demiurgo che plasma il materiale sonoro intangibile, costruisce da sè gli strumenti concreti che lo generano e che, al contempo, è capace di svecchiare ogni impianto neo-classicocon arrangiamenti e manipolazioni cross genere che valicano l’impianto orchestrale.

Il suo secondo album, “Una Macchina Celibe”, uscito a ottobre per Tannen Records, non è solo il raggiungimento di un equilibrio fra rock, folk, musica classica, elettronica, blues, world music, post-rock. Quest’album è ben più che la somma o la conciliazione delle parti, è molto più che una prova tecnica di sintonia tra Oriente e Occidente, tra passato e futuro. E’ tempo sonoro figlio di studi classici, di illustri collaborazioni, di amore per l’essenziale, uniti alla scoperta dell’elettronica e al coraggio di azzardare tout court. L’esplorazione delle potenzialità degli strumenti musicali elimina gerarchie e protagonismi a vantaggio del risultato finale, collocando “Una Macchina Celibe” al limite tra metafisica ed esperienza sensibile.

La sensazione di prosperità e cura dei particolari è strabiliante. Chitarre acustiche e interminabili riverberi elettrici, cori ipnotici, banjo, cordofono, arpa circolare, carillon, toy piano, ukelin, al ghaita, percussioni, lap steel: tutto trasforma questo album in un feticcio senza tempo e senza luogo. La sua opera di incantamento prosegue anche nella ricercatezza dei titoli dei brani che si ispirano all’opera dell’artista dadaista Alfred Jerry e nelle suggestioni che sembrano venire dall’ambiente cinematografico, da certi temi polizziotteschi anni ’70, dai melodrammi alla francese e da certe malinconie sonore nordeuropee.

Non abbiate paura di rimanere schiacciati dal monolitico peso della parola “tradizione”. Se c’è una cosa che manca a “Una Macchina Celibe” è proprio la forza di gravità. Ascoltando Verso il ronzio remoto, Di un ingranaggio che si perde e Negazioni che si negano non è permesso poggiare i piedi per terra, non è possibile interrompere la spinta verso l’alto delle finezze sonore di Cabeki. E’ dittatura della leggerezza: per goderne impedite al frastuono della modernità di frapporsi tra voi e la delicatezza di questa piccola perla e ringraziate Cabeki di avercela donata sul finire di questo 2012.

Chiara Fontana

LEGGI SU RUBRIC (data: 30.12.12)

Sentireascoltare recensisce Cabeki, Una macchina celibe


Sentireascoltare - Cabeki - Una macchina celibe (Tannen, 2012)

Il passo numero due per Cabeki a.k.a. Andrea Faccioli accentua ancora di più la sua natura colta e ibrida tra avanguardia, canzone d’autore priva di parole e gusto per le composizioni in bilico tra orizzonti cameristici e lande da imaginary soundtrack.
Una Macchina Celibe prende spunto dall’armamentario linguistico del padre della patafisica Alfred Jarry per donare un surplus di visionario spaesamento a composizioni piccole solo per il minutaggio, in cui l’afflato umorale, malinconico a tratti, giocoso in altri, spesso dotato di una sensiblerie tutta particolare dell’autore, si va costruendo e sedimentando man mano, a piccole dosi sonore.
Capita così di chiudere gli occhi, lasciarsi andare al flusso “cinematico” di Cabeki e ondeggiare tra evanescenti influssi del miglior Nino Rota (Il Necessario Ritorno) e yanntierseneschi contrappunti classicheggianti (Verso Il Ronzio Remoto), tintinnii folk arcaici in punta di corda come un Fahey in fissa con strumenti giocattolo (Fra Elettrodi Di Seta Blu) o sogni western deturpati e sconfitti alla Dead Man jarmushiano suonato con la sagace giustezza di Morricone (L’Ultimo Degli Uomini) e addirittura semi-orchestrazioni da GY!BE mesti condensati in un solo uomo come in La Diapositiva Si Ricorda.
Folk, psichedelia dell’animo, classica, musica da film, molto altro ancora si rintraccerà in Una Macchina Celibe. Album eterogeneo e toccante in cui a tessere veramente le fila - e forse a chiudere il cerchio col visionario citato in apertura - è la capacità di Faccioli di togliere senza per questo rinunciare. Tessiture minime ma dall’alto tasso evocativo.

Stefano Pifferi

voto (7.2/10)

LEGGI SU SENTIREASCOLTARE (data: 28.12.12)

SpazioRock recensice Cabeki, Una macchina celibe


SpazioRock - Cabeki - Una macchina celibe (Tannen, 2012)

Andrea Faccioli è un artigiano. Per questo esordio come compositore a tutto tondo - dopo un curriculum collaborativo di tutto rispetto – sotto il nome Cabeki, mastro Faccioli ha pensato davvero ad ogni cosa: a comporre, a suonare e a prodursi tutto da solo, utilizzando i più svariati ed esotici strumenti. L’elenco vi viene risparmiato, ma c’è veramente di ogni: dalla chitarra elettrica alla al ghaita - qualsiasi cosa essa sia.

Il risultato è “Una Macchina Celibe”, un meccanismo delirante, inutile e bizzarro – nelle parole del suo costruttore – ma che genera una musica assai piacevole, figlia di un indie minimale e cantautorale che si abbraccia con molta naturalezza al piccolo folk, avvolgendo poi il tutto in fronzoli assai arzigogolati di elettronica mai invadente, vero e proprio simbolo dell’estro del compositore o, se preferite, dell’inventore. Nasce così una colonna sonora luccicante e colorata, che va dal panorama più energicamente rock di “La Diapositiva Si Ricorda” all’acustica desolazione di “Alla Banalità Di Un Valore”, passando nel mezzo tra numerosi sfrigolii di denti di carillon che sono l’ideale per tratteggiare con efficacia il variopinto panorama cromatico desaturato del più brillante Wes Anderson, o il meno gotico e maggiormente festaiolo Tim Burton.

Un prodotto discografico come non se ne sentono spesso in giro, di quelli che, quando vai ad approfondire ciò che si cela sotto la superficie, ti fa venir voglia di andartelo a vedere live l’artista, certo che sarà quasi più interessante osservare l’artigiano all’opera, che non contemplare in solitaria nella propria abitazione il mero prodotto finito. E poco importa se il frutto di tanta fatica, a tratti, si concede forse una dose troppo abbondante di compiacimento sterilmente estetico: la macchina dal meccanismo imperfetto, a volte, è anche la più affascinante.

Fabio Rigamonti

LEGGI SU SPAZIOROCK (data: 20.12.12)

Nerds Attack recensisce Cabeki, Una macchina celibe


Nerds Attack - Cabeki - Una macchina celibe (Tannen, 2012)

Proteiforme eclettismo. Quello di Andrea Faccioli alias Cabeki, multistrumentista di tutto, minimalista dell’anima, tra John Fahey e colonne sonore di felliniana astrazione fisica prima ancora che mentale. Il Faccioli collabora al fianco di Cisco e di Xabier Iriondo, accanto a Rhys Chatam e Giancarlo Onorato, vicino a Tony Conrad e ai Julie’s Haircut. Potremmo continuare a riempire la lista. Ma è solo un promemoria per farvi inquadrare la poliedrica attitudine d’artista. In questo suo secondo album Cabeki (totalmente o quasi strumentale) si ispira ad Alfred Jarry e alla contemporaneità avanguardista, intimità e folk d’autore paesaggistico, musica circolare, impiantata in una clamorosa rotazione di strumenti, anzi di “mezzi”, a costruire un’autentica orchestra, totale, condotta da un unico insostituibile direttore. Spessore raro. [*****]

Emanuele Tamagnini

LEGGI SU NERDS ATTACK (data: 20.12.12)

Linkiesta recensisce Cabeki, Una macchina celibe


L’INTONARUMORI – Linkiesta.it

Cabeki è lo pseudonimo con cui il polistrumentista Andrea Faccioli firma questo suggestivo omaggio ai Canti di Maldoror di Lautréamont (precursore ottocentesco del surrealismo, quello dell’ombrello e della macchina da cucire che cita anche Battiato, per intenderci): una musica strumentale che suona come una specie di post-rock dell’epoca Liberty, con delicati intarsi e fini tessiture a base di strumenti a corda di ogni tipo, percussioni, xilofoni, harmonium, piano giocattolo, voci. Musica da camera immaginifica e un po’ bislacca, tra Yann Tiersen e John Fahey. Ideale per sonorizzare film immaginari, sogni, miraggi e universi paralleli.

di Alessandro Besselva Averame

LEGGI SU LINKIESTA (data: 14.12.12)

Il Sole 24ore recensisce Cabeki, Una macchina celibe


Il Sole 24ore (Eventiquattro) - Cabeki - Una macchina celibe (Tannen, 2012)

La produzione indipendente italiana, affollata da troppi epigoni, non sempre arriva a soddisfare questa speranza. Con le dovute eccezioni, ovviamente. Una di queste è di sicuro Cabeki, nome d’arte di Andrea Faccioli, chitarrista e polistrumentista di lunga esperienza che ha messo da parte il tradizionale immaginario alternative rock per dedicarsi alla composizione strumentale.

Per l’etichetta Tannen Records ha appena dato alle stampe il suo secondo album. Titolo impegnativo, «Una macchina celibe», ispirato a «Le surmâle» del dadaista Alfred Jarry. Eppure quello di Cabeki non è un disco dadaista, non nel senso che «tutti lo possono fare»: Faccioli suona con maestria corde e tasti di tutte le razze, arrangia con rara sapienza, indovina melodie che ti obbligano a scomodare nomi illustri della musica da film di scuola italiana. Suona di tutto: dal banjo all’ukelin, dall’al ghaita (che sarebbe una specie di oboe africano) a una vecchia pianola Bontempi per bambini, fino ad arrivare all’arpa circolare, improbabile strumento a corde da lui stesso fabbricato. Ne esce fuori una miscela inedita e intrigante. L’arpeggio acustico di «Se quest’uomo diventasse un meccanismo» suggerisce le finezze di certe tarde ballad beatlesiane, mentre una lapsteel disegna in lontananza orizzonti Southern. Idillio spezzato dall’elettronica che d’improvviso s’intromette ispirando dramma. La melodia de «Il necessario ritorno» fa pensare a Nino Rota per la grande cantabilità, mentre «Verso il ronzio remoto» è una ballad che s’incattivisce con un insistito ricorso alla chitarra elettrica distorta. «Di un ingranaggio che si perde» è un pezzo nel quale Cabeki fa del banjo lo stesso utilizzo che si apprezzava nella «Carmen Colon» della buonanima di Lucio Dalla: diventa uno strumento da riff attorno al quale costruire l’intera struttura del brano, piuttosto che un mezzo da accompagnamento bluegrass. Non abbiamo visto ancora «Django Unchained», ultima fatica cinematografica di Quentin Tarantino in uscita a gennaio nel nostro Paese, ma per l’idea che ce ne siamo fatti riteniamo che «Fra elettrodi di seta blu» starebbe bene nella sua colonna sonora: parliamo di un western postmoderno, in cui melodie morriconiane si ritrovano incorniciate da una slide impertinente. «Alla banalità di un valore» è un intermezzo amaro per chitarra classica e armonica, mentre dopo aver ascoltato «Negazioni che si negano» verrebbe da tirar fuori dischi progressive e world music dalla propria collezione, a caccia delle atmosfere che possono averla influenzata. «La bellezza pura e sterile della semplice ruota» è un country minimalista con una strizzata d’occhio all’India, «La diapositiva si ricorda» induce all’ottimismo e alla meditazione come certe cose del primo e avanguardista Franco Battiato, mentre «L’ultimo degli uomini», brano che chiude l’album, pare concepito da Philip Glass dopo la visone compulsiva di tutta la filmografia di Sergio Leone. Disco intenso, di quelli che negli anni Settanta qualcuno aveva il coraggio d’incidere. Eppure esce nel 2012.

Francesco Prisco

LEGGI SU IL SOLE 24ORE (data: 14.12.12)

Ondarock recensisce Cabeki, Una macchina celibe


Ondarock - Cabeki - Una macchina celibe (Tannen, 2012)

Non è una colonna sonora, perché mancano le immagini, eppure le note tratteggiano raffinatissime trame cinematografiche. Non è propriamente avanguardia, eppure l’insieme dà vita a un equilibrio nuovo, surreale e allo stesso tempo confortevole, famigliare. Non è neppure un mero esercizio strumentale, qua il virtuosismo è bandito e si lavora di sottrazione, esaltando ogni singolo tocco come fosse sacro.
“Una Macchina Celibe” è semplicemente puro artigianato musicale, un lavoro di cesellamento estraneo al brusio e all’affanno quotidiano, l’esaltazione del particolare – e dunque dell’ascolto, quello vero.

Andrea Faccioli, giovane polistrumentista veronese, già al fianco di numerosi artisti italiani sia sul palco che in studio di registrazione (l’ultima apparizione, in ordine di tempo, è nel nuovo album dei De Curtis “Belli con Gusto”), con “Una Macchina Celibe” riprende il cammino iniziato con il positivo esordio de “Il Montaggio delle Attrazioni”, uscito lo scorso anno sempre per la meritevole Tannen Records.
Fili invisibili legano a doppio filo la trama: i titoli sono ispirati al maestro dadaista Alfred Jarry, la materia musicale è ovunque onirica, a tratti visionaria: “Il necessario ritorno” omaggia Nino Rota, “L’ultimo degli uomini” Morricone. Le derive psichedeliche di “Verso il ronzio remoto” lambiscono il rock, “Di un ingranaggio che si perde” è il pezzo mancante alla “Fantasia” disneyana, “La bellezza pura e sterile della semplice ruota” è un impensabile blues acustico. “La diapositiva si ricorda” è il maestoso compimento di un lungo cammino fatto di piccole scoperte, intime emozioni, luci che si accendono e si spengono.

“Una Macchina Celibe” ospita chitarre acustiche ed elettriche, lap steel, banjo, ukelin, bell harp,autoharp, musicano, toy piano, armonium, Siel Opera 6, cumbus, mandriola, Bontempi, stylophone, Fender Rhodes, mani, percussioni, arpa circolare, al ghaita, armonica, xilofono, voci, eko rhytmaker: tutti strumenti suonati dal solo Cabeki, che è pure l’autore e l’arrangiatore dei pezzi, ovviamente registrati e mixati in totale autonomia.
Quando si dice un uomo solo al comando.

Fabio Guastalla

LEGGI SU ONDAROCK (data: 12.12.12)

Stordisco recensisce Cabeki, Una macchina celibe


Stordisco - Cabeki - Una macchina celibe (Tannen, 2012)

Cercare di classificare in un genere un album è solitamente la prima cosa che provo a fare quando ascolto un disco da recensire, giusto per “facilitarmi” il campo per così dire. A volte non ci riesco, o perchè non capisco un cazzo del genere o perchè l’autore ha semplicemente tirato fuori dal cilindro qualcosa di difficilmente classificabile, e può capitare sia nel bene che nel male. Nel caso di Cabeki, al secolo il polistrumentista Andrea Faccioli, la classificazione è impensabile e l’effetto finale è assolutamente positivo.

Sospeso fra chitarre folk, inserti elettronici, violini struggenti ed atmosfere da film Andrea crea un mondo tutto suo, passando fra i saloon psichedelici di “Fra Elettrodi Di Seta Blu” frequentati anche da Samuel Katarro qualche tempo fa, atmosfere degne del miglior post rock in “La Diapositiva Si Ricorda”, connubi di sonorità rarefatte che evocano le immagini di malinconici vicoli parigini miste a ricordi di colonne sonore italiane degli anni 70 in “Il Necessario Ritorno”. E molto, molto altro. Lo struggente arpeggio di “Verso Il Ronzio Remoto”, unito alla tristezza evocata dai violini e da una chitarra distorta reverberatissima, cala una coltre scura sui pensieri magistralmente fatta scivolare via da un arpeggio finale solare ed assolutamente naturale nella sua evoluzione, ed è forse il vero capolavoro di un disco che fra pezzi folk che sfociano in distorsioni quasi noise (“Di Un Ingranaggio Che Si Perde”) e malinconici blues sporcati da rasoiate elettroniche in sottofondo (“La Bellezza Pura E Sterile Della Semplice Ruota”) si concede anche il finale epico di “L’Ultimo Degli Uomini”, degna della scena finale di uno spaghetti western (e che il carillon alla fine sia un modo per omaggiare indirettamente le colonne sonore di Ennio Morricone tramite un cinefilo rimando a Per Qualche Dollaro In Più?).

Un disco che prende sempre più man mano che lo si ascolta, stupiti sia dalla fantasia geniale di certe invenzioni che dalla perfetta semplicità di altre: perchè Una Macchina Celibe è un album che sorprende anche quando le cose non sono per forza stratificate, che osa con misura e capacità. E che dona sensazioni che rimangono.

FickyIZ

Voto: ◆◆◆◆◇

LEGGI SU STORDISCO (data: 06.12.12)

Blow Up recensisce Cabeki, Una macchina celibe


Blow Up - ACUSTICHERIE PATAFISICHE
CABEKI Una macchina celibe • Cd Tannen • 10t-30:26
John Fahey incontra la patafisica, Nino Rota suona i giocattoli, Dock Boggs ammutolisce sul Danubio di fronte a una minaccia rumorista, e ci sono anche tracce di minimalismo ripetitivo, vertigini psichedeliche e trasporti morriconiani senza soluzione di continuità. È una piccola meraviglia il disco d'esordio del polistrumentista Andrea Faccioli, in arte Cabeki, e non stupisce scoprire del suo coinvolgimento nel giro Die Scatchtel e in quello di El Gallo Rojo, senza lasciar fuori la Formidabile Orchestra Futurista di Cisco (che, per inciso, si può consigliare anche ai detrattori dei Modena City Ramblers). Il disco inanella una serie di quadri strumnetali composti con acume e gusto, con chitarre varie, banjo, toy piano, armonium, Bontempi, xilofono e così via, e un corredo di dediche a Jarry e Lautréamont. Accostabile in ogni parte agli esperimenti strumentali di Tom Waits, Faccioli è indubbiamente dotato di personalità propria, e il suo suono è limpido e arioso, quindi siamo piuttosto dalle parti di Daniell Padden, ma anche di un grande e spericolato banjoista come George Stavis, senza dimenticare gli inevitabili Gastr del Sol. Se fosse giusto un po' più maleducato e disinvolto sarebbe davvero perfetto. Ma anche così è già una bellissima sorpresa.

Federico Savini

(senza data) (data: 02.12.12)

Shuffle Mag recensisce Cabeki, una macchina celibe


Shuffle Mag - Cabeki - Una macchina celibe (Tannen, 2012)

Riclassificazione multipla di un disco inclassificabile: italiana d’autore, avanguardia, cinematica, acustica, elettronica. Al primo ascolto di “Una macchina celibe” il giovanissimo Andrea Faccioli si mostra per quel che è: un autentico studioso del suono, diviso tra la passione per gli strumenti a corda e quella per il suono analogico. Rendere complementari questi due mondi sonori è un’impresa che può riuscire solo a musicisti superiormente dotati; Cabeki la realizza in dieci step – tracce brevi strumentali – esplorando le infinite possibilità delle vibrazioni di una corda e le loro ricadute in ambito elettrico/elettronico. L’opener Se quest’uomo diventasse un meccanismo, che irrompe con una prova di accordatura orchestrale, non lascia prevedere lo sviluppo in (magistrale) fingerpicking: tradizione etnofolk di matrice britannica illuminata da un progetto armonico radioso. In lontananza s’incrociano l’evocazione di una cornamusa o di un fiato rurale e, quando meno te lo aspetti, brevi scale elettroniche discendenti con qualche suono disorto a precedere gli arpeggi conclusivi. La tradizione più radicata della nostra musica da film imprime il suo marchio su Il necessario ritorno, più Rota che Morricone, ma anche commedia italiana contemporanea di situazione, un po’ lieve e molto amara. Qui non è neppure il caso di parlare di “arrangiamento” bensì di orchestrazione di livello altissimo: il malinconico 6/8 della chitarra si relaziona con un suono elettronico in shape che, sul finale, prende il sopravvento. Il ternario ritorna in Verso il ronzio sonoro, composizione più lavorata sulle dissonanze e sulla stratificazione dei suoni: percussioni a carillon, chitarre distorte al massimo e suoni elettronici, con un fraseggio volutamente irrisolto. Cabeki ama sorprendere nei finali, accade anche qui: un tributo al virtuosismo chitarristico folk che parte da John Fahey e arriva a Kaki King. Incredibili la suggestione e l’efficacia della digressione armonica in Di un ingranaggio che si perde: ancora suoni folk-roots, poi rianimati da una cassa e da suoni electro di fascia alta che infine sfociano in una curiosa tarantella rock, sfrangiata nelle armonie.

Ogni composizione prende pieghe impreviste, imbocca direzioni inaspettate, segue un flusso creativo interiore che avvicina generi diversi e non conosce tabù. Un lirismo intimo e diretto (Alla banalità un valore) si alterna a momenti in cui la coscienza e la lucidità sono alterate non per induzione lisergica ma per gli effetti di armonie visionarie, che inviano messaggi direttamente all’inconscio. Su tutte, Negazioni che si negano: sovraincisioni giocate sugli armonici (rimandi a Michael Edges e al Windham Hill sound) poi smaterializzate da distorsori e oscillatori. Alcuni pezzi hanno le sembianze di un meccanismo rudimentale ed evocano un’arcaica combinazione di ruote dentate – il blues in La bellezza pura e sterile della semplice ruota. L’impasto sonoro bluesy non è un canonico esercizio di tradizione, ma un’evocazione prodotta da una felice combinazione di suoni tra loro estranei – l’acustica, un violino elettrico, delle percussioni metalliche.

Ogni tentativo sperimentale è rilanciato al massimo grado ma dietro di esso si intravede una conoscenza profonda, quasi devozionale, di tutta quella tradizione formativa e seminale del chitarrismo nordamericano del Novecento, fino a raggiungere l’estremo confine dello shoegaze UK. Certamente “Una macchina celibe” è un prodotto italiano (e di cui andare fierissimi), che in episodi come L’ultimo degli uomini paga il suo pegno al sinfonismo anni ‘70 dello spaghetti western più rinomato e raffinato e, a cascata, ai suoi derivativi più nobili – Labradford. Soprattutto contiene, già nel titolo, l’ambizione di un progetto colto, di ispirazione dadaista – in apparenza elitario, snob, in realtà soltanto “puro”. Come Satie o Bach.

Susanna Buffa

LEGGI SU SHUFFLE MAG (data: 11.11.12)

FardRock recensice Cabeki, Una macchina celibe


FardRock - Cabeki - Una macchina celibe (Tannen, 2012)

Nell’esterofila Italia, qualche italiano in grado di farci sentire, una volta tanto, orgogliosi della nostra capacità di fare musica, c’è. Andrea Faccioli, polistrumentista in arte Cabeki, è sicuramente uno di loro e Una macchina celibe, il suo nuovo disco uscito ieri per la veronese Tannen Records, è con certezza uno dei migliori esempi delle sue qualità.
Concepito per apparire come qualcosa di stupendamente incollocabile, il lavoro compie una prelibata parabola di ingredienti, realizzando una ricetta musicale ricca e gustosa.
Cabeki, in una solitudine talmente perfetta da sembrare una band, si muove con destrezza tra melodie cinematografiche, musica elettronica, folk, bluegrass, musica contemporanea e soundtrack, ponendosi come scopo quello di mettere pace tra le sue molteplici passioni, talmente vaste da lasciare senza fiato.
La musica dell’album (poco più di mezz’ora in tutto) esprime con puntuale precisione un mondo dilatato e sorprendente, capace di evocare i Radiohead quanto Mike Oldfield, John Fahey quanto Nino Rota, svicolando con preparazione i terreni troppo battuti ed entrando in simbiosi con l’ascoltatore che, se rimane stranito, è unicamente per la brillante capacità di rendere espressive queste dieci piccole opere strumentali.
Un disco bellissimo che porta sulla terra un universo di contaminazioni che in mano a chiunque altro sarebbe potuto sembrare snobisticamente ambizioso e che invece diventa familiare, docile e commovente.

joyello

Voto: 8/10

LEGGI SU FARDROCK (data: 07.11.12)

L'Arena di Verona recensisce Cabeki, Una macchina celibe


L'Arena di Verona - Cabeki - Una macchina celibe (Tannen, 2012)


Esistono musicisti visionari che non hanno bisogno di effetti speciali per far viaggiare la mente in altre dimensioni, per creare scenari e panorami al di là di quello che vedono gli occhi. Cabeki – cioè il polistrumentista Andrea Faccioli – è uno di questi. Componente della band di Cisco, ex voce dei Modena City Ramblers, questo musicista veronese con lo pseudonimo di Cabeki è arrivato al secondo album, Una macchina celibe, in uscita martedì su etichetta Tannen Records (scaligera anch’essa) e lo presenta stasera alle 19 nello spazio Joy di piazzetta Sarego 1, in centro storico. 
Il nuovo lavoro di Faccioli, a differenza dell’esordio, «Il montaggio delle attrazioni», ci sembra spostarsi dalle sconfinate desolazioni di Paris, Texas di Ry Cooder all’altrettanto inesauribile bacino delle musiche da film composte da maestri italiani come Morricone, Rota e Piccioni, pur mantenendo un solido legame con la tradizione nordamericana avant-folk, da John Fahey a Bon Iver.
Ma Cabeki non ha bisogno di parole: nella sua Macchina celibe è la musica a parlare e a disegnare fondali su cui potete proiettare le vostre visioni o lasciarvi suggestionare e scegliere le immagini da film rimaste nel cervello. I titoli dei brani sono ispirati al dadaista Alfred Jarry ma rimandano a partiture per lungometraggi esistenti o che, si spera, verranno. Se quest’uomo diventasse un meccanismo, la spettrale e commovente Alla banalità un valore, una Negazioni che si negano assimilabile a certe prove più melodiche di Pat Metheny o a qualche colonna sonora di un film politico anni ’70; e poi La diapositiva si ricorda, possibile incipit per una minisinfonia dei Sigur Ros o dei Godspeed You! 
Anche un brano etichettabile come country-folk come La bellezza pura e sterile della semplice ruota nasconde una ricerca timbrica affascinante, come Di un ingranaggio che si perde, morriconiana nel senso che concilia strumenti popolari come il banjo e la ricerca sonora delle avanguardie. E L’ultimo degli uomini racchiude davvero il senso della lezione di Morricone: il racconto epico, la minuzia dei dettagli, i suoni inusuali, le chitarre rock e la ricerca melodica. Verrebbe da dire che il brano che il maestro Ennio ha composto ma ha dimenticato di incidere.

Giulio Brusati

LEGGI SU L'ARENA DI VERONA (data: 03.11.12)

Rockademica recensisce Cabeki - il montaggio delle attrazioni


ROCKADEMICA - Cabeki: "Il montaggio delle attrazioni" (2011, Tannen/Audioglobe)

Catene sequenziali di azioni melodiche volte all’induzione di effetti sensoriali e psicologici che svelino il significato ideale dell’opera in questione: il titolo “Il montaggio delle attrazioni” spiega da sé ciò che la rende brillante e “carnalmente virtuale”. Il polistrumentista veronese Andrea Faccioli, qui sotto le mentite spoglie di Cabeki, riprende le immaginifiche colonne sonore e le musiche di scena da lui scritte per il teatro: il risultato è la sonorizzazione di un viaggio immaginifico, scandito in 11 capitoli dai contorni melliflui, in cui affiorano visioni recondite del nostro io errante tra paesaggi epici, labirinti cosmici e trafficate metropoli piene di insegne luminose. In questo aldilà maxi-formato e multicolore si proiettano vicende terrene, come storie in paesaggi lontani anni luce ma di cui respiriamo gli odori, vediamo i colori e udiamo i suoni. Cabeki è bravo a tessere una narrazione estremamente viva con strumenti più o meno convenzionali, tra cui “giocattoli” come ukelin, autoharp e stylophone. Titoli evocativi come “Con la strada”, “Nelle tasche rotte”, “Alla luce dei neon”, “In una notte” sono input che guidano le immagini mentali dell’ascoltatore, ma parrebbero più azzeccati per il disco di un cantautore. D’altra parte alle canzoni di Cabeki le parole non servono.

Maurizio Maschio
LEGGI RECENSIONE SU SITO (data: 14.11.11)

Rockit recensisce Cabeki, Il montaggio delle attrazioni

ROCKIT- Cabeki: "Il montaggio delle attrazioni" (2011, Tannen/Audioglobe)

Se fossi bravo parlerei di questo disco senza alcun manierismo di circostanza. Descriverei ogni secondo di queste canzoni con la perizia chirurgica che compete al buon critico. Eviterei nenie post-romantiche o strascichi umorali. Se fossi bravo giuro che lo farei, sottrarsi a stupide descrizioni, preferire la quantistica alle emozioni. E invece no, l'esordio di Cabeki è un respiro che mi concedo solo e a finestre chiuse.

Canzoni elettroacustiche affinate con una cura e una ricercatezza quasi artigianali. Quelle di Andrea Faccioli, polistrumentista veronese alla sua prima prova autoriale, sono miniature folk cariche di dettagli e rarità orchestrali: ukulele, autoharp, stylophone e giocattoli etnici vari. Il risultato è un quadro pregiato, fatto di ambientazioni oniriche e atmosfere incantate: dal romanticismo minimale di Yann Tiersen alle suggestioni post-rock dei Sigur Rós, fino ad alcuni arrangiamenti dream-pop vicini a Josiah Wolf.

Ciò che sembra più inusuale è il valore cinematografico e teatrale presente all'interno del progetto: "Il montaggio delle attrazioni" nasce infatti come musica di scena (tutto il lavoro è ispirato all'omonimo saggio-opera di Ejzenstejn). È così che Cabeki disegna - senza parole - immagini fresche e sempre ben dosate, fortemente vive ed empatiche, trasportando l'ascoltatore in lande sonore cariche di odori e colori. Tra tonalità più gioiose ed altre più cupe e riflessive, tutto si snoda con fascino e seduzione. Come un sospiro lieve. Come un silenzio elegante che avviene.

Alex Urso
LEGGI SU ROCKIT (data: 29.06.11)

Sentire Ascoltare recensisce Cabeki - il montaggio delle attrazioni


SENTIREASCOLTARE - Cabeki: "Il montaggio delle attrazioni" (2011, Tannen/Audioglobe)

Dietro la sigla Cabeki si cela Andrea Faccioli, polistrumentista veronese già noto per certe escursioni in territori Die Schachtel (gli Å dell’omonimo del 2006) e con un invidiabile curriculum che spazia tra elettroacustica, jazz d’avanguardia e rock in ogni sua salsa. Ne Il Montaggio Delle Attrazioni questo giovane ma esperto artigiano musicale – si vedano gli interventi sugli strumenti e l’attenzione maniacale al suono – rielabora composizioni e musiche di scena per teatro disegnando traiettorie tra cinematiche ambientazioni e bozzetti d’avanguardia. Musiche in punta di plettro, soffici e candide elucubrazioni in cui sempre vivo è un pulsare traditional e un sentire quasi cameristico, oltre che una invidiabile ricerca sul dettaglio sonoro e/o atmosferico.

Tra malinconie da fado post-Lisbon Story (Con La Strada) e Satie in incognito post-rock, tziganate umorali (Nelle Tasche Rotte) e evanescenze da Tiersen della bassa (I Suoi Occhi), Cabeki tratteggia brevi lande sonore ispirate dalle suggestioni teorico-cinematiche dell’omonimo saggio opera di Ejzenstejn che da il titolo all’album. Opposti in attrazione in una poetica della minuteria, del frammento evocativo e del cavillo sonoro che, per una volta tanto, può fare a meno del supporto visivo tanto è pregno di magnetismo e compiuta seduzione. Una ricerca sonora non innovativa, ma personale e di grande impatto evocativo, al guado tra elettricità e silenzio, melodia e ambientazioni acustiche, sfera privata e fruizione pubblica. Capace di far tornare in mente sfocate memorie ed eccitanti ostranenie e giustamente (auto)definita “musica da cinecamera in super 8”.

Stefano Pifferi (data: 22.06.11)

Blowup recensisce Cabeki, Il montaggio delle attrazioni


BLOW UP - MATERIALI DA RECUPERO - Cabeki: "Il montaggio delle attrazioni" • CD Tannen Records • 11t-31:28
Cabeki è Andrea Faccioli (Å, Einfalt), che suona in solitudine una bella quantità di strumenti acustici e giocattolo assieme ad elettronica 'povera'. La musica che realizza sta a metà tra la colonna sonora per una pièce teatrale o un'installazione avant e il recupero 'creativo' della tradizione americana; non siamo distanti insomma dai dischi dei primi ani Duemila di Jim O'Rourke, dal Boxhead Ensemble, dal Tin Hat Trio di Carla Kihlstedt. Musica riservata, pochissimo appariscente, che si crogiola forse un po' troppo nella sua dimensione appartata ma che è costruita con intelligenza e acume; se evolvendosi diventerà un po' meno descrittiva un giorno troveremo Andrea nei titoli di coda di un bel film. (7)

Stefano I. Bianchi
(data: 02.06.11)

The Silent Ballet recensisce Cabeki - il montaggio delle attrazioni


THESILENTBALLET - Cabeki: "Il montaggio delle attrazioni" (2011, Tannen/Audioglobe)

As easy as it is to dislike the term 'folktronica', it is arguably the best one to describe the work of Cabeki, the solo project of Veronese multi-instrumentalist/composer Andrea Faccioli. The first three tracks lay out Faccioli's folk cred with a range of traditional techniques, from tasteful banjo and guitar picking in opener "Con La Strada" to slide guitar. All the while, little hints of electronic noise - nondescript beeps for the most part - sit artfully in the background. The layering of electronic and acoustic instrumentation is impressive, sometimes to the extent of making Eluvium a relevant point of comparison. More than anything else, though, this is a guitar album, one that feels comfortable experimenting with a range of textures and techniques. The variety is one of the most enjoyable elements here, and while not every experiment is 100% successful, this is easily one of the most interesting folk-inspired records so far this year.

LEE STABLEIN (data: 02.06.11)

Rockline recensisce Cabeki - Il montaggio delle attrazioni


ROCKLINE - Cabeki: "Il montaggio delle attrazioni" (2011, Tannen/Audioglobe)

Cabeki è uno dei progetti del compositore e polistrumentista veronese Andrea Faccioli e se da un lato sarebbe più corretto catalogare questo lavoro come avantgarde, dall'altro siamo altrettanto sicuri che esso incontrerà maggiormente i favori di un pubblico ambient; sempre che al termine 'ambient' non si voglia necessariamente associare una algida quanto intangibile tappezzeria sonora o - nelle sue derive più etniche - un immaginario terzomondista spietatamente elaborato da saccenti e spocchiosi intelletti schiavi di dancefloor colonialisti o di registrazioni nella natura alle sei del mattino.

Il bello di questo disco è una spontanea mancanza di confini reali o la sua agilità nel dribblarli in una rappresentazione che è tipica dei processi di sonorizzazione di films ed opere teatrali. Il Montaggio delle Attrazioni è infatti un saggio/teoria di Ejzenstejn e probabilmente l'ispirazione per questo disco è venuta dalla quella lettura, poichè proprio nell' avvicinamento di elementi apparentemente distanti ne vien fuori, rafforzato, una sorta di concept.

Cosa che puntualmente attua Andrea Faccioli nell'accostare strumenti ed ambientazioni lontanissime tra di loro e restituire un prodotto finale quanto mai coeso e compatto, tipico ed unico nella sua sostanza.

La componente minimalista, modello base per i compositori contemporanei, viene qui diluita in musiche tradizionali dell'est non solo europeo, in malinconici languori vaudevilliani pre-war ed una fascinazione per certe atmosfere in cui spesso sono immersi anche artisti quali Calexico, Ry Cooder o Bill Frisell.

Quest'esperienza prende forma naturalmente anche dai pregressi di Faccioli che immerge in un brodo di ingenuo incanto fanciullesco le sue acquisizioni tecniche mutuate dalle più diverse fonti: quella dell'amico Xabier Iriondo ad esempio, costruttore di strumenti a cavallo tra nuovo ed antico, elettrico ed acustico (nonchè ex-Afterhours, collaboratore con Zu e Damo Suzuki Network) con cui il nostro condivide la ricerca, la creazione artigianale e l'utilizzo di magici strumenti giocattolo d'inizio secolo scorso (all'epoca venduti porta a porta grazie alla loro meccanica elementare quanto geniale se paragonata a certi utilizzi ottusi del moderno digitale, che non avevano bisogno di esser suonati con profonde cognizioni di musica in quantochè le note erano scritte in prossimità del tasto o della corda e semplici poichè essenzialmente diatonici) o quella di Tony Conrad dei Faust, del cui kraut-rock Cabeki filtra qui il suo elisir più celeste (ed in parte anche la spinta motorik, presente all'inizio di Tokio New Orleans), ed infine i suoi progetti con Å (su label Die Schactel, la stessa dei 3/4 Had Been Eliminated di Stefano Pilìa), mix di impro, kraut ed elettronica.

Un background tipicamente indie e sperimentale quindi, ma che non ha impedito di guardare verso panorami meno ostici e più godibili, pieni di chitarre acustiche, elettriche e lapsteel che disegnano tramonti desertici e malinconici un attimo prima della fiesta, un attimo prima di esplodere in bagliori da Sol Levante (Finchè L'Ombra Rotola), di un banjo arlecchino che gioca a nascondino (Con La Strada), della slide più concreta e divertente che si sia mai ascoltata (Polvere di Carta), di smarrimenti geografico-sensoriali che fondono il sud-est asiatico al sud degli Stati Uniti, che confondono il set di Milagro Beanfield War con quello di The Proposition, che rievocano, come in Alla Luce Verde Dei Neon, la magniloquenza di un'intera orchestra morriconiana in un semplice fischiettare.

Giulio Magliulo

LEGGI LA RECENSIONE SUL SITO (data: 08.05.11)

Arena recensisce Cabeki - il montaggio delle attrazioni


ARENA - Cabeki: "Il montaggio delle attrazioni" (2011, Tannen/Audioglobe)

«L'attrazione è qualsiasi elemento che esercita sullo spettatore un effetto sensoriale e psicologico per far recepire il lato ideale e la finale conclusione ideologica dello spettacolo. Attrazioni come libero montaggio di azioni». Cabeki - alias il compositore ed esecutore Andrea Faccioli - cita il regista S. M. Ejzenstejn per spiegare il titolo del suo primo album, Il Montaggio Delle Attrazioni, il disco pubblicato dall'etichetta veronese Tannen Records che oggi (alle 18) presenterà alla Fnac con uno showcase acustico.
Ma se Faccioli vi dirà poco come nome, conviene fare un passo indietro per dire che questo baffuto chitarrista (o meglio polistrumentista) dagli abiti sorprendenti (e non è un costume di scena: Andrea si veste davvero così, tra David Copperfield e un damerino del West) è tra i session man scelti da Stefano "Cisco" Bellotti (ex voce dei Modena City Ramblers), ha collaborato con Chiara Canzian, Veronica Marchi e il teatro stabile Fondazione Aida, oltre che con Andrea Belfi, Xabier Iriondo, Tony Conrad e Rhys Chatham, dopo aver contribuito ai dischi dei Lecrevisse e de Il Generale Inverno. La sua chitarra la si può ascoltare anche nei dischi d'avanguardia degli Å (su etichetta Die Schachtel) e di Einfalt (El Gallo Rojo Records),
Con Cabeki ha rielaborato «musiche di scena scritte per teatro e immaginifiche colonne sonore… utilizzando strumenti convenzionali e non convenzionali strumenti/giocattolo, fra suoni acustici ed elettrici». Il suo parco-strumenti è davvero inusuale: oltre alle chitarre e ai banjo, troviamo harmonium, ukelin, autoharp, bellharp, kalimba, bouzouki, mandriola e organetti. Un arsenale sonoro che piacerebbe al Tom Waits anni 2000, quello che riesce a tirar fuori un suono percussivo anche da una cassapanca.
L'orizzonte estetico di Cabeki/Faccioli è illimitato come quello di Ry Cooder nella colonna sonora di Paris, Texas: dove iniziava per il chitarrista californiano il blues? E la sua connessione con l'ambiente del deserto? E quanto conta il silenzio tra le note e la ricerca di un timbro inusitato? È più moderno e all'avanguardia un suono elettronico o la chitarra eterea di un folk singer incisa su un 78 giri? Tutte domande a cui cerca di rispondere Cabeki, montando la sua attrazione.
Giulio Brusati (data: 05.05.11)

Vivalowcost recensisce Cabeki, Il montaggio delle attrazioni


VIVALOWCOST - Cabeki: "Il montaggio delle attrazioni" (2011, Tannen/Audioglobe)

L'album “Il montaggio delle attrazioni” affascina già dal titolo. Cosa avrà voluto dire Andrea Faccioli (alias Cabeki)? Di quali attrazioni starà parlando?
Ascoltando il disco si capisce già da subito l'intento del giovane genio veronese: prendere per mano l'ascoltatore e portarlo in un mondo ovattato, distante dal rumore e dal frastuono.
Come un pittore, Cabeki disegna questa sua stupenda opera prima facendo attenzione anche ai minimi particolari.
Innanzitutto la totale strumentalità dell'album fa sì che le canzoni scivolino l'una sull'altra, come le pennellate di colore su una tela che pian piano si impreziosisce di forme e sostanza.
Il sound trasmette tranquillità, pace, rilassatezza. Ciò deriva da una scelta accurata degli strumenti da utilizzare: le melodie delle chitarre sono accompagnate adeguatamente da un gioco di suoni soffici e leggiadri, le atmosfere ricreate sono molto piacevoli.
Scegliere alcuni brani su tutti non è semplice ma volendo farne emergere alcuni su altri direi che i brani “Nelle tasche rotte”, “Polvere di carta”, “alla luce verde di neon”, “i suoi occhi” e “In una notte” sono pietre preziose di rara bellezza.
Il brano “Tokyo New Orleans” è l'unico ad uscire fuori dagli schemi, proponendo un andamento più veloce e una rapidità d'esecuzione che si può ritrovare anche all'interno dell'ossessività dei riff.
Complessivamente, l'album è un insieme armonico di suoni suggestivi montati a regola d'arte.

Antonio Giovanditti

LEGGI LA RECENSIONE SUL SITO (data: 31.03.11)

Soundmagazine recensisce Cabeki - Il Montaggio delle attrazioni


SOUNDMAGAZINE - Cabeki: "Il montaggio delle attrazioni" (2011, Tannen/Audioglobe)

Immaginate di avere tra le mani il vostro ingiallito e polveroso album fotografico delle vacanze, quello in cui disordinatamente avete messo le fotografie più belle dei vostri viaggi. Immaginate di averlo ritrovato casualmente in mezzo a chissà a quali altre cianfrusaglie, magari quelle maracas arancioni a pois verdi comprate a Cancun, o quella maschera da kabuki giapponese con quelle strisce blu e rosse a contornare gli occhi cavi.
L’estasi di una scoperta inaspettata. Una ri-scoperta in questo caso, ma pur sempre estatica.

Ho voluto aprire in questa maniera proustiana (per la quale a causa della mia cialtroneria, il legittimo proprietario del termine starà rigirandosi nella tomba), perché in questo suo “Il montaggio delle attrazioni” edito da Tannen records, il compositore veronese Andrea Faccioli attraverso il suo progetto strumentale Cabeki ci lascia apprezzare in ogni brano le immagini sprigionate dalle sue eclettiche qualità artistiche, arricchite dall’uso di strumenti convenzionali, folk ed etnici, a meno convenzionali strumenti/giocattolo come Ukelin, Autoharp e Stylophone, saltando dal post rock al blues, dalla musica da camera all’elettronica minimale, viaggiando dalla morigeratezza western di “Nelle tasche rotte” all’energia elettronica di “Tokio New Orleans” (per citare due degli undici brani).

E se è vero che si prova un fitto senso di smarrimento in questo carosello di suoni, di rumori e di melodie, questo è solo dipendente dalla nostalgia; quella che proverremmo sfogliando quel meraviglioso arlecchino ingiallito contenenti le istantanee dei nostri viaggi, perdendoci per la meraviglia dei ricordi, un po’ nostri e un po’ di quelli che immagineremmo appartenenti agli inconsapevoli passanti, circoscritti loro malgrado, nel nostro ritrovato passato in miniatura.
Buon ascolto!

Andrea Broggi

LEGGI RECENSIONE SUL SITO (data: 30.03.11)

Blow Up #154 "Mogli e Buoi" recenscisce Cabeki, Il montaggio delle attrazioni

da BLOW UP #154 “mogli & buoi” di E. Veronese - "Cabeki…fortemente immaginifico nel darsi all’andirivieni tra oggetti, giocattoli e loop, fotografie western e titoli virulenti in una dimensione freeform che da tempo non si palesava in Italia con tale freschezza." (data: 28.02.11)

AREA STAMPA

Materiale Gruppo

Band Sito Mail Foto Presskit
Cabeki

TUTTI I LIVE

Live (Cabeki)



  • DOM 29.03.2015 - Upcycle (Milano) - Cabeki


  • Eventi passati


  • DOM 25.01.2015 - Arci Virgilio (Mantova) - Cabeki

  • DOM 18.05.2014 - Ipercorpo (Forlì, FC) - Cabeki

  • DOM 27.04.2014 - Giardino della Musica (Illasi, VR) - Cabeki

  • GIO 19.12.2013 - Moog Slow Bar (Ravenna) - Cabeki

  • MER 18.12.2013 - Circosforza (Imola) - Cabeki

  • SAB 23.11.2013 - Riva Mancina (Verona) - Cabeki

  • MER 20.11.2013 - The Hub (Rovereto, TN) - Cabeki

  • GIO 12.09.2013 - Taboo Tiki Bar (Peschiera, VR) - Cabeki

  • MAR 10.09.2013 - High Line Meeting @ Monte Piana (Misurina, BL) - Cabeki

  • DOM 08.09.2013 - San Marino @ Montegiardino (RSM) - Cabeki

  • MAR 06.08.2013 - Casa delle Arti @ Circolo Beltempo (LT) - Cabeki

  • LUN 05.08.2013 - La Bella Estate @ Carcere Borbonico (AV) - Cabeki

  • DOM 04.08.2013 - Tre Piazze Festival (Campagna, SA) - Cabeki

  • SAB 03.08.2013 - Pulp Festival @ Cascina Malva (Limatola, BN) - Cabeki

  • VEN 02.08.2013 - Centro Storico (Terracina, LT) - Cabeki

  • DOM 28.07.2013 - Teatro Capovolto (Carbonera, TV) - Cabeki

  • VEN 14.06.2013 - Narrazioni Festival (Poggibonsi, SI) - Cabeki

  • DOM 08.06.2013 - Lov Vanchiglia (Torino) - Cabeki

  • MAR 03.06.2013 - Ristorante Gattò (Milano) - Cabeki

  • DOM 01.06.2013 - Red Zone (S.Giorno inganapoltron, VR) - Cabeki

  • MAR 28.05.2013 - Concerto Jazz Europeo - Teatro della Rocca (Novellara, RE) - Cabeki

  • SAB 27.04.2013 - Kammundschere (Brunico, BZ) - Cabeki

  • DOM 21.04.2013 - Teatri di Vetro (Roma) - Cabeki

  • SAB 20.04.2013 - Teatro Officina Refugio (Livorno) - Cabeki

  • SAB 13.04.2013 - Interzona (Verona) - Cabeki + Gemma Ray

  • VEN 12.04.2013 - Polaresco (BG) - Cabeki

  • DOM 07.04.2013 - Wooden (Verona) - Cabeki

  • DOM 31.03.2013 - il Moderno (Agliana, PT) - Cabeki

  • VEN 29.03.2013 - Osteria sotto le mura (Montecarotto, AN) - Cabeki

  • GIO 28.03.2013 - Neon (Rimini) - Cabeki

  • GIO 07.03.2013 - Look Art Me - Ristorante da Milo (Verona) - Cabeki

  • GIO 21.02.2013 - INDIE VOICES - Centro Candiani (Mestre, VE) - Cabeki

  • SAB 16.02.2013 - Piazza Verdi (RADIO RAI 3) - Cabeki

  • MER 13.02.2013 - Diagonal Loft Club (Forlì, FC) - Cabeki

  • GIO 10.01.2013 - Bar Brothers (Grezzana, VR) - Cabeki

  • SAB 30.11.2012 - Bookique (Trento) - Cabeki

  • DOM 18.11.2012 - Arci Virgilio (Mantova) - Cabeki

  • SAB 17.11.2012 - Macaco Country (Preganziol, TV) - Cabeki

  • VEN 16.11.2012 - Festival Letteratura dell'Adriatico (Pescara) - Cabeki

  • VEN 09.11.2012 - Galeter (Montichiari, BS) - Cabeki

  • SAB 03.11.2012 - Joy (Verona) - Cabeki presentazione "Una macchina celibe"

  • SAB 29.09.2012 - Museo di Castelvecchio (Verona) - Cabeki

  • DOM 02.09.2012 - Malafesta (Sant'arcangelo di romagna, RN) - Cabeki

  • GIO 23.08.2012 - Festival MAG (Sona, VR) - Cabeki

  • MAR 21.08.2012 - Carroponte (Milano) - Cabeki

  • MAR 14.08.2012 - Gang Band Festival (Iseo, BS) - Cabeki

  • GIO 26.07.2012 - Kilowatt Festival (Sansepolcro, AR) - Cabeki

  • MER 25.07.2012 - La Mama Spoleto Open (Spoleto, PG) - Cabeki

  • GIO 12.07.2012 - Tappeto Acustico @ Palazzo Strozzi (FI) - Cabeki

  • GIO 07.06.2012 - Circolo Quid (Brescia) - Cabeki

  • SAB 02.06.2012 - DUST @ Corte Radisi (San Martino B.A., VR) - Cabeki + Unorsominore + Ultimo Attuale Corpo Sonoro

  • VEN 18.05.2012 - Bottega di Utilla (Ferrara) - Cabeki

  • DOM 13.05.2012 - Fotografia Europea @ appartamento privato (Reggio Emilia) - Cabeki

  • GIO 03.05.2012 - Cas'Aupa (Udine) - Cabeki

  • MER 28.03.2012 - Mela di Newton (PD) - Cabeki

  • GIO 22.03.2012 - Concerti Previdenziali @ Dischi Volanti (VR) - Cabeki

  • DOM 11.03.2012 - Arci Virgilio (MN) - Cabeki ore 19.00

  • DOM 12.02.2012 - Tana del Drago (MN) - Cabeki

  • SAB 11.02.2012 - Neon (Rimini) - Cabeki

  • DOM 22.01.2012 - Circolo Magnolia (MI) - Cabeki

  • SAB 21.01.2012 - Villa Zamboni (Valeggio, VR) - Cabeki + MATT ELLIOTT

  • DOM 18.12.2011 - Circo delle pulci (MI) - Cabeki

  • VEN 16.12.2011 - Circolo Quid (BS) - Cabeki

  • VEN 02.12.2011 - Rosa Canina (LC) - Cabeki

  • GIO 24.11.2011 - No hay banda Festival (RE) - Cabeki

  • SAB 19.11.2011 - Sur le Sofa (Varese) - Cabeki

  • VEN 28.10.2011 - Riva Mancina (Verona) - Cabeki

  • DOM 02.10.2011 - Pane e Vino (Verona) - Cabeki

  • MER 14.09.2011 - Giovane Italia (Parma) - Cabeki

  • DOM 11.09.2011 - Venetian Industries Festival (Venezia) - Cabeki

  • VEN 02.09.2011 - Valeggio S.M. (Verona) - Cabeki

  • MAR 12.07.2011 - Stazioni Lunari (Senigallia, AN) - Cabeki

  • MER 06.07.2011 - Arezzo Festival (AR) - Cabeki

  • VEN 24.06.2011 - Spazio Elastico (BO) - Cabeki

  • SAB 18.06.2011 - Zone Sperimentali (VR) - Cabeki

  • SAB 11.06.2011 - Riot Studio (NA) - Cabeki

  • VEN 10.06.2011 - Combo Art Cafè (PG) - Cabeki

  • GIO 09.06.2011 - Macaco Country (TV) (private show) - Cabeki

  • DOM 29.05.2011 - H in fuga @ Villa Buri (VR) - Cabeki

  • GIO 19.05.2011 - Wallenda (TN) - Cabeki

  • SAB 07.05.2011 - Officine Morghen (MI) - Cabeki + Les Joulies Moules

  • VEN 22.04.2011 - Mela di Newton (PD) - Cabeki

  • GIO 21.04.2011 - Emporio Malkovich (VR) - Cabeki + No braino trio

  • MER 20.04.2011 - Circolo Flat (VE) - Cabeki

  • SAB 09.04.2011 - Calamita (Cavriago, RE) - Cabeki + The Perris

  • GIO 07.04.2011 - FNAC (Verona) - Cabeki presentazione "il montaggio delle attrazioni"


(data: 31.12.37)

FOTO

NOTIZIE

La Repubblica - Cabeki live al Carroponte (MI)

La Repubblica - Cabeki LIVE @ Carroponte (MI)

Giocattoli e magie il mondo di Cabeki - MUSICA e suggestioni, non solamente sonore, ma anche visive. è Cabeki, uno dei progetti - sicuramente il più affascinante e strano - del polistrumentista veronese Andrea Faccioli, ospite questa sera al Carroponte. Un progetto che nasce come sonorità di scena per rappresentazioni teatrali, per poi iniziare a camminare con le proprie gambe, diventando tra l' altro un disco, Il montaggio delle attrazioni. L' originalità di Cabeki sta in molte cose. Le più visibili, e ascoltabili, sono gli strumenti che sceglie. Alcuni sono classici come la chitarra elettrica. Altri sono curiosi, come il lapsteel (una chitarra che si suona stando seduti) e l' autoharp (uno strumento a corda da pizzicare), o giocattoli come lo stilofono (una mini-tastiera), e l' ukelin (una via di mezzo tra l' ukulele e il violino). con tutto questo, Faccioli produce una variegata sequenza di ambientazioni sonore e paesaggi, dal blues del Mississippi al Marocco, dal post-rock al blues, dalla musica da camera e all' elettronica minimale. A completare il tutto, l' ambientazione, che non è solamente sonora, ma anche visiva, e qui si vede l' origine teatrale dell' intero progetto. Qui e lì compaiono nel buio le lucine di Natale, quelle con le quali si decora l' albero, che compongono il nome di Cabeki, mentre in altri momenti dello spettacolo una vecchia valigia di cuoio diventa uno schermo su cui proiettare dei filmini in Super8, che Faccioli ha trovato in un mercatino delle pulci e che sono i ricordi delle vacanze in giro per il mondo che una anonima signora girò sul finire degli anni Settanta. Carroponte via Granelli 1, Sesto San Giovanni, ore 21.30. Ingresso libero © RIPRODUZIONE RISERVATA

Leggi su Repubblica.it (data: 20.08.12)

Radio Interstella - Cabeki Live @ La mela di newton

RADIO INTERSTELLA recensione live @ La Mela Di Newton (PD) del 22/04/11

Prendete un bel tramonto in una calda sera di primavera in cui l’aria intorno pesa sulle vostre spalle e i vostri cuori incollandovi come un trasferello sulla terza dimensione..Prendete un pizzico di noia. Prendete il bisogno di muovere il culo. Prendete una città universitaria… Fatto? Improvvisamente decido di rotolare verso il ciottolato del centro patavino alla volta della Mela di Newton, un piccolo circolo arci in zona Specola molto carino, a metà strada tra un atelier, una libreria, un rifugio sicuro e la cucina di casa vostra. In programma c’è un concerto prezioso e raro, di quelli da custodire con gelosa delicatezza come si fa con una fragile creatura. Stasera c’è la presentazione de “il montaggio delle attrazioni”,il nuovo disco di Cabeki, al secolo Andrea Faccioli, polistrumentista attualmente attivo nella band di Cisco Bellotti ex-Modena city ramblers.. Un progetto one man band in cui un’esperienza assolutamente strumentale si fonde con quella del viaggio. A fare da coreografia c’è una vecchia valigia, piccole luci colorate,un telo e un proiettore super 8 che inizia a far scorrere le immagini dell’attraversata di un misterioso viaggiatore Nel sud-est della grande asia che ipnotizza con i suoi volti e i suoi colori. Come ho detto il tema visivamente proposto è quello del viaggio, che cattura immediatamente lo spettatore che fissa l’alternarsi dei luoghi che a tratti sembrano galoppare fuori dal finestrino di un treno ricreando per chi si trova nella stanza un illusione di movimento. Le sonorità spaziano da una ninnananna etnica a tratti posta su di un labile confine tra uno psichedelico lievemente rock e un gioioso valzer francese… o forse sono io che mi sono fatto un viaggio tutto mio eh, non ho la supponenza di convincervi oh amici che state leggendo queste pazze righe… Sorseggiando del buon cheap cabernet,tenuti per mano dalle vibrazioni della chitarra e della bellharp (e di un fantastiliardo di altri piccoli strumenti che purtroppo la mia mente non ricorda), registrate una alla volta nel loro divenire e poi riprodotte in loop (grazie ad una distesa di pedali) con le dita che costruiscono la melodia passo passo come le scarpe del viandante costruiscono il cammino, improvvisamente la sedia si stacca da terra ed inizia a volare conducendoci in un viaggio mistico all’interno di noi stessi che ci fa incontrare i nostri desideri, i nostri sogni, le nostre difficili tristezze… Pensate alla ragazza che amate o che vorreste amare,al paese che vorreste scoprire, alla terra sconosciuta che vorreste esplorare, ai sapori che vorreste accarezzare e profumi che vorreste assaggiare,agli esami che vi mancano, a cosa vorreste fare da grandi, a cosa vorreste domani per colazione, insomma a tutto ciò che vi pare… e il tutto si perderà in un gentile abbraccio di equilibrio ed armonia tra suoni ed emozioni vive e dolcemente travolgenti, e poi, quando tornerete a casa con il passo ancora morbido e confuso ma per niente stanco vi accorgerete che questa sera non avete ascoltato della buona musica, ma l’avete assaporata piano piano con tutti i sensi accesi come si fa con il buon vino… kanpai!!!…… Peace dudes .

Evil Brandy

LEGGI SU RADIOINTERSTELLA (data: 21.04.11)